Società

di Stefano Di Tomassi

I pedofili sono soldati di un esercito nemico senza divisa

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Il pedofilo di ieri l’altro, che si abbassa le mutande davanti alle bambine della parrocchia, mette in risalto il problema in causa come la punta emergente di un icebarg fa sulle acque del mare del Nord. Si, perché la pedofilia non è l’esposizione, seppure schifosa, del membro sessuale di uno psicopatico, che andrebbe trovato e internato per curarlo: purtroppo la pedofilia rischia di essere una subdola cultura da combattere e vincere. Ma per affrontare un nemico bisogna conoscerlo veramente, non andare nel panico di fronte ad una sua ‘pedina’ impazzita.

Ostia, poi, ha una vocazione particolare per uno speciale sentire su questo tema perché ha raccolto il terra il sangue di due vittime della pedofilia e della violenza: Simeone N. e ancor prima di lui del piccolo Josè Garramon. Serve però una politica forte, forse una cultura e una visione diversa da quella progressista che finora si è curata del sociale o dell’educazione. Perché proprio non ci va giù che dopo ormai una decina di anni nei quali abbiamo dovuto quasi tirare fuori nuovamente il corpo di un piccolo bambino ucciso a Ostia dalla terra che lo nascondeva nel bosco, ancora non si sia riuscito a vedere nulla di definitivamente strutturato.

La sensibilità dei cittadini lidensi, che ha segnalato giustamente questo episodio osceno, è forse matura per comprenderne la reale esistenza ai livelli più sommersi, anzi deve farlo, affinché le istituzioni locali e nazionali finalmente si muovano, perché se esce fuori la punta evidentemente il resto è in preoccupante risalita.

In questo articolo non c’è lo spazio per approfondire alcunché, se non quello di mettere in luce alcuni passaggi utili alla riflessione - magari fosse all’azione!(ndr)- anzitutto sfatando dei miti comodi a molti, da un lato, dall’altro probabilmente scandalizzando altri con opinioni divergenti rispetto ad una certa cultura tout court a cui piace sollevare i polveroni il tempo necessario per un Like o invocare la forza armata di polizia o il “territorio grande fratello” circondati da telecamere di sorveglianza.

Se l’osceno pedofilo smutandato è un problema schifoso – non c’è dubbio - a cui dare la caccia e la conseguente risoluzione sanitaria con l’allerta cittadina, bisogna però riflettere anche che:

- un mercato globale incentrato sulla “bambinizzazione” dei prodotti,

- una società che si regga sul principio del ‘piacere’ (mi va, non mi va, mi piace, non mi piace…),

- lo sdoganamento di riferimenti sessuali anche in orari di trasmissione mediatica non protetta,

- la parcellizzazione delle figure educative, la loro separazione, la clinichizzazione delle stesse chiuse in uffici e setting fuori dal contesto di quartiere e cittadino,

- l’aumentare delle promozioni commerciali di sex gadget sia sul web sia su strada con i sexy shop (anche a 50 metri dalle scuole medie in Ostia Lido!-ndr),

- l’abbattimento delle diversità sessuali care alla produzione Unisex,

- l’appiattimento delle differenze temporali, d’età, care alla produzione di vestiario e gadget,

- la fruizione totalizzante ad un mondo mediatico costruito sul concetto di zapping ‘egoico’ multi mediale (se la TV è cattiva maestra la Web è anche perversa e sadica! – ndr),

- l’affabulazione attraverso storie, racconti, fumetti, filmati, favole con messaggi ambigui e spesso scardinanti le figure di riferimento ‘arcaiche’ o gli eroi ‘tipici’ dello sviluppo evolutivo di una personalità sana e in prospettiva sociale,

- l’ascesa socio culturale, politica economica, di modelli esistenziali “mediorientali-asiatici”,

tutto questo - e anche altro - fa in modo che ci sia il rischio di uno scontro epocale con una vera e propria Cultura Pedofila in preoccupante avanzata.

Se le opinioni sopra esposte possono iniziare a muoverci sugli antidoti istituzionali del sociale, della cultura, della politica, allora lo sfatare i seguenti miti servirà a sgomberare un po’ il campo:

- facile delegare ai preti, alla chiesa, il problema della pedofilia perché gli stati, le istituzioni non affrontino realmente il campo di battaglia, scaricando la loro debolezza nel water della polemica,

- facile non dire la verità su dove si annidino ad esempio le tane dei pedofili ‘live’ (quelli concreti che abusano e violentano – ndr), tra le case (spesso non affatto disagiate),

- facile non comunicare i risultati delle statistiche dove si legge chiaramente che, se di un settore preponderante della pedofilia si debba parlare, esso possiamo trovarlo nel mondo dello sport dove a volte una certa relazione di potere e una di fatto maggiore promiscuità fisica prepara il campo.

- facile – anche se doverosa, ndr - iniziare una caccia alle streghe al pedofilo ignoto nel furgoncino bianco quando non vogliamo capire il pericolo del “dark e deep web” e delle reti chat online ad accesso diretto presenti anche nei social che utilizziamo quotidianamente o in quelle dei giochi online.

Per rafforzare le nostre società cittadine occorre definire una strategia e politiche forti che prevedano una pedagogia, un’azione che definirei ‘angelica’, di luce sulle tenebre perché un pedofilo, come un ‘vampiro’, cerca le tenebre per operare, i luoghi isolati, le zone d’ombra, gli interstizi tra agenzie istituzioni educative, ai margini della scuola, delle culture, di papà e mamma, delle attività sportive, artistiche culturali: chi è fuori dal campo di luce, di attenzione educativa è una facile preda del predatore.

Se facciamo una politica sociale e culturale escludente mandiamo in pasto i più fragili tra le fauci di chi li può ingannare e trarre a sé nelle sue tenebre.

Se ogni istituzione educativa e socio culturale si chiude, chi non è orientato e rimane ai margini è più in pericolo.

Se non guardiamo giocare – o se non giochiamo con, ndr - i nostri più fragili nei mari e negli oceani della navigazione online è facile che arrivino nelle vicinanze gli ‘squali’.

In termini professionali le istituzioni politico amministrative dovrebbero fornirsi di questi strumenti, che se osserviamo vanno a porsi nella risoluzione delle questioni e dei temi su esposti e forse potrebbero essere una buona alternativa alle consulenze e alle docente di neuropsichiatri etc. all’interno degli istituti scolastici o alle commesse esorbitanti concesse ad associazioni di pseudo volontariato per iter di formazione ‘creativa’ all’interno delle scuole:

- L’istituzione della figura del Garante Infanzia e Adolescenza, figura politico-tecnica, di raccordo con le istituzioni locali (scuola, asl, centri socio pedagogici, culturali sportivi…), figure di sistema, ed eventuale pedagogica (ufficio socio pedagogico)

- L’individuazione di un protocollo d’intervento inter istituzionale territoriale in caso di maltrattamenti, molestia o di abuso o di violenza,

- La creazione e attivazione di Educatori Professioni ‘sociali’ e di Unità Educative di Strade (magari facenti base in strutture mobili nei giardinetti pubblici) con l’ampliamento quindi di queste figure professionali nella piattaforma Asl e Regionali o Comunali dei Servizi Socio Pedagogici/Educativi (con criteri e graduatorie che valorizzino la residenzialità del professionista),

- L’istituzione di Centri di Aggregazione Minorili, Centri Socio Pedagogici diurni aperti fuori dalle strutture scolastiche e potenziati negli orari in cui il servizio scolastico è meno presente (sabato/domenica e festivi),

- La rete con la chiesa e con i centri di culto sui quartieri per attuare la pedagogia della Prossimità e della quotidianità tanto cara a Papa Francesco.

- Rafforzamento delle sentinelle del web (reclutate tra personale socio psico pedagogico con un soddisfacente livello informatico)per intercettare le chat a rischio e in collegamento con la polizia postale.

Concludiamo questo articolo con la speranza che l’allarme sollevato di fronte ad una chiesa del territorio lidense, Infernetto nello specifico, metta in moto qualcosa di più che una ronda cittadina, ma anzi la sensibilizzazione verso un tema ampio, esistenziale, per una pedagogia solare, che faccia luce, che esca tra le strade, le case, i quartieri. Così facendo faremo qualcosa di più che tranquillizzare delle bambine di certo impaurite; daremo risposta a degli innocenti, bambini che ‘si sono persi nel bosco’, martiri in qualche modo e noi sappiamo che le vittime senza macchia, candide delle loro vesti, sono semenza. Viene una Giustizia con la lettera maiuscola, viene dal Cielo; ha i suoi tempi e i suoi modi, che non sono i nostri, per fare frutti maggiori e che rimangano. Solo se entriamo nella luce dello sguardo di Dio che non ha dimenticato quei bambini crocifissi, quelle madri della pietà che li portano in braccio ormai morti, e il loro sacrificio prepara la Vita per un’Umanità.

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02/03/2021
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