Politica
di Mario Adinolfi
La scritta in piccolo
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Mentre è in corso una campagna elettorale nelle parrocchie i sacerdoti e anche i fedeli più timorati ci dicono sempre che “la politica non si fa in chiesa” e me l’hanno ripetuto così tante volte che quasi mi convincevano. Io in realtà penso che se su alcuni temi non si vuole soccombere le parrocchie dovrebbero assolutamente unirsi e organizzarsi politicamente, il Popolo della Famiglia in fondo è un’avanguardia di questa idea, ma accetto la regola: fuori dalle chiese, facciamo iniziative per strada (domani a Tor sapienza), in un salone affittato (lunedì a San Giovanni), nei ristoranti (mercoledì a Ostia). Mettiamo simbolo, bandiere, spillette e chiediamo il voto a un cittadino per volta. Poi mi raccontano che lunedì un candidato cattolico che stimo, con un sacerdote che stimo e uno scrittore-attore che stimo fanno una iniziativa promossa da una parrocchia, chiaramente per far sapere che sono tutti stretti attorno al candidato di Fratelli d’Italia, meritevole, lo ripeto. Meno meritevole è, per far passare il messaggio e acca’ nisciun è fess’, metterci sopra una sorta di catechesi. In campagna elettorale per le comunali se si fa una iniziativa con un candidato al consiglio comunale si mette il simbolo del partito, come facciamo sempre noi e noi abbiamo disegnati mamma, papà e figli, nel caso di specie invece il simbolo ha la scritta sui fratelli e il disegno è della fiamma tricolore del Movimento sociale italiano. Son gusti. Lo scrittore-attore mi era molto piaciuto in un servizio che fece per Le Iene pressando Matteo Salvini con attitudine molto polemica perché strumentalizzava politicamente il Rosario e il Vangelo. Pensai: “Simpatico questo Scifoni”. Adesso tutti in chiesa a sostenere il candidato della fiamma che arde, ma scriviamolo piccolo: che si sappia, che si capisca, ma diciamo che si parla di padri e di figli. Per far arrivare i voti ai Fratelli. Che sono d’Italia e ormai forti e potenti. Popolo della Famiglia? No, voi fuori dalle chiese perché fate politica. E la politica in chiesa non si fa. Soprattutto se siete piccoli e per niente potenti. Ma non fateci caso, questo è il solito Adinolfi, quello che è divisivo. Ve lo spiegherà il prete e ve lo spiegherà senza doverlo manco dire, basta la scritta piccola, per chi unitariamente dovete votare. Queste forme di subalternità culturale e politica i cattolici le stanno pagando carissime da un quarto di secolo. Ma invece di innalzare un’insegna, si sceglie la via dell’imbroglietto “alla cattolica”, scritte piccole e simboli occultati dietro titoli ammiccanti, acquattati ai piedi degli interessi del partito del potente di turno, che cambia a ogni turno. Noi in chiesa non vi disturberemo, non organizzeremo catechesi a fini elettorali con personaggi cattolici amabili e di grido, ma io non so come si possa uscire dalla Messa il 3 ottobre e non andare a votare il simbolo del Popolo della Famiglia.