Mandonico illustra la spiritualità del nuovo santo in tre pilastri, come lui li definisce. Era profondamente radicato nel Vangelo; viveva l’attaccamento all’Eucarestia non intesa solo come celebrazione della Messa e come adorazione ma nel senso di “diventare eucarestia per i suoi fratelli”; inoltre, soprattutto nel periodo in cui visse nel Sahara, “il mistero dell’apostolato fu incarnato non solo secondo gli schemi classici dell’ottocento ma attraverso il mistero della visitazione, ovvero dare il Vangelo con tutta la vita”. Mandonico ci riferisce che “de Foucault diceva di non essere tanto fatto per predicare quanto per testimoniare, come fece la Vergine nel mistero della visitazione. Lui diceva di essere chiamato a portare l’eucarestia nei Paesi del Sahara e che là dove Gesù viene portato nell’eucarestia arriva la salvezza, che ovviamente non è qualcosa di automatico o miracoloso ma passa attraverso la propria vita. Per lui è importante la testimonianza come santità di vita”.
L’autore rammenta come Papa Francesco indica Charles de Foucauld modello di fraternità universale. “Una fraternità che non è tanto fatta di teoria - spiega - ma di vicinanza. Lui si fa prossimo ai fratelli Tuareg attraverso lo studio della loro cultura, così entrando poco a poco nel loro mondo. Questa amicizia lo aiuta a essere veramente fratello di tutti”. Il sacerdote accenna, tra i vari episodi che esprimono questa radicalità di fede, quando visse la crisi del 1907-08. “E’ solo, c’è carestia, non riceve posta, è ammalato di scorbuto, rischia di morire ed è salvato dai Tuareg che si fanno in quattro per cercare quel poco di latte che lo allontanerà dalla morte. Allora in quella circostanza non è solo il fratello che dà, ma anche il fratello accolto da coloro che si sono accorti che è lì per il loro bene”. E poi ancora coglie in Charles de Foucault lo stile di inculturazione: “Quando arriva nel deserto si accorge che non è così facile evangelizzare i musulmani. Adotta quello stile di fraternità per cui, come diceva, con qualcuno posso parlare di Dio, con qualcun altro meglio il silenzio, con tutti la carità immensa che Gesù ci ha insegnato di avere verso l’umanità”.
Un uomo “che ha fatto bene alla Chiesa”, così osservava Papa Francesco nel centenario della morte di Charles de Foucauld, questo straordinario sacerdote, riconosciuto ieri ufficialmente santo dalla Chiesa universale. Una vita conclusa a soli 58 anni, il primo dicembre 1916, a Tamanrasset in Algeria, nel deserto del Sahara ed iniziata a Strasburgo, in Francia, il 15 settembre 1858, dove il piccolo Charles, di famiglia nobile, orfano a soli 6 anni, era cresciuto nell’agiatezza con la sorellina ed il nonno materno, di cui appena ventenne aveva ereditato il patrimonio.
Charles de Foucauld educato alla religione cattolica se ne allontana ben presto per abbracciare la carriera militare, inviato in Algeria e Tunisia, per poi abbandonare la divisa, tornare in Francia e ripartire per il Nord Africa, compiere imprese da esploratore, addentrandosi nel pericoloso Marocco, raccogliendo grande successo nella comunità scientifica internazionale. L’anima di Charles è però inquieta e non paga della gloria, si appassiona a Dio. Tornato in Francia, a 32 anni entra in una comunità monastica trappista, dove resta 7 anni, per poi recarsi a Nazareth, in Terra Santa. La sua vocazione è confermata dall’ordinazione sacerdotale al rientro a Parigi, da dove viene inviato missionario in Algeria, stabilendosi tra gli indigeni di Beni Abbes e poi per oltre 10 anni tra i Tuareg nel deserto del Sahara, facendosi umile e povero tra i poveri, in ascolto e in aiuto dei fratelli più dimenticati. Qui resterà vittima di un agguato di una banda di predoni. Grande la sua produzione di scritti, oltre che di un dizionario di lingua francese-tuareg, usato ancora oggi. A pochi anni dalla morte - senza avere fondato una sua famiglia spirituale – la fama di fratel Charles si propaga nel mondo fino al riconoscimento ufficiale della sua santità. A portare avanti la sua opera e i suoi insegnamenti sono i tanti piccoli fratelli e piccole sorelle, oltre 13 mila oggi, sparsi nel mondo in una ventina tra istituti e comunità, associati nella Famiglia spirituale Charles de Foucauld.