Chiesa
di Tommaso Ciccotti
Schönborn: nella Chiesa più senso di comunità
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Il cardinale e arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn ha partecipato a numerosi Sinodi lodando, nelle ultime indizioni, il metodo sempre più favorevole ad una dimensione profonda e prolungata di ascolto delle voci nella Chiesa.
In Vaticano ha risposto ad alcune domande.
In che cosa, eminenza, la Chiesa deve essere diversa?
Più ascolto, non per tacere ma per sentire di più ciò che il popolo di Dio, anzitutto le persone che sono nella sofferenza, vivono. Ascoltare ciò che Dio ci dice attraverso la situazione di tante persone. Un appello a ciò che è al cuore della Chiesa: la compassione. Avete qui a Roma bellissime testimonianze di questo spirito di compassione, di presenza, di vicinanza. Sono queste le cose che, penso, il Papa intende dicendo “non un’altra Chiesa ma una Chiesa diversa”.
La fase di consultazione del popolo di Dio che valore aggiunto dà a questo Sinodo?
In tutti i Sinodi c’è stata una consultazione. Il Santo Padre vuole che questo ascolto, chiamiamolo meglio così, sia allargato al di là delle nostre comunità, a volte abbastanza chiuse. O, diciamo, fosse vissuto l’ascolto di coloro che non condividono la nostra fede ma che vivono spesso le virtù del Vangelo, i valori del Vangelo. Molti si chiedono: cosa fare poi di questo ascolto? Penso che il Papa non voglia programmi di azione. Ne abbiamo tanti, sono una cosa buona… la Caritas che opera in tutto il mondo. Ottimo. Ma c’è una dimensione ulteriore che fa comunità, che fa comunione, partecipazione, ascolto. Comunione è condividere: da questo nasce un concetto di missione che non è proselitismo ma attrazione, come diceva Papa Benedetto. La Chiesa non cresce con il proselitismo ma con l’attrazione. Quella attrazione della quale, come dice il profeta: quando i pagani verranno, diranno: Dio è tra di voi.
Secondo lei possiamo considerare questo Sinodo l’occasione per compiere fino in fondo ciò che ancora manca alla piena attuazione del Concilio Vaticano II
Assolutamente. L’accoglienza di un Concilio ecumenico è sempre una cosa lunga. Si consideri il primo grande Concilio ecumenico di Nicea. Celebreremo il Gubileo nel 2025: per tre, quattro secoli la Chiesa ha dovuto digerire, assimilare questa grande apertura di finestra sull’infinito, sul mistero di Dio. Il Concilio di Trento: ci sono voluti trecento anni in certe diocesi, a Vienna 250 anni per la messa in pratica. E ogni grande concilio è un ‘uragano’ dello Spirito Santo ma ha bisogno di tempo e Papa Francesco, come già Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, hanno avuto sempre questa intuizione del ‘popolo di Dio’. Tutti siamo popolo di Dio e presenza di Dio nel mondo. E per questo l’importanza della preghiera – Papa Francesco lo ha ribadito al Consiglio del Sinodo – l’ascolto interiore di ciò che lo Spirito Santo ci dice.