Chiesa

di Raffaele Dicembrino

Papa Francesco e la logica della compassione

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Siamo sempre tentati di vivere tutto, persino le relazioni, per alimentare “la nostra ambizione”, “salire i gradini del successo”, “raggiungere posti importanti”. Bisogna, invece, passare da questa “mentalità mondana” a quella di Gesù che è di immergersi “con compassione nella vita di chi incontriamo”. È l’appello che il Papa rivolge all’Angelus di questa domenica di ottobre, affacciandosi dalla finestra dello studio del Palazzo Apostolico su Piazza San Pietro. Due “logiche diverse” espresse dai verbi emergere e immergersi

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo della Liturgia odierna (Mc 10,35-45) racconta che due discepoli, Giacomo e Giovanni, chiedono al Signore di sedere un giorno accanto a Lui nella gloria, come se fossero “primi ministri”, una cosa del genere. Ma gli altri discepoli li sentono e si indignano. A questo punto Gesù, con pazienza, offre loro un grande insegnamento: la vera gloria non si ottiene elevandosi sopra gli altri, ma vivendo lo stesso battesimo che Egli riceverà, di lì a poco, a Gerusalemme, cioè la croce. Che cosa vuol dire questo? La parola “battesimo” significa “immersione”: con la sua Passione, Gesù si è immerso nella morte, offrendo la sua vita per salvarci. La sua gloria, la gloria di Dio, è dunque amore che si fa servizio, non potere che ambisce al dominio. Non potere che ambisce al dominio, no! È amore che si fa servizio. Perciò Gesù conclude dicendo ai suoi e anche a noi: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore» (Mc 10,43). Per diventare grandi, dovrete andare sulla strada del servizio, servire gli altri.

Siamo di fronte a due logiche diverse: i discepoli vogliono emergere e Gesù vuole immergersi. Fermiamoci su questi due verbi. Il primo è emergere. Esprime quella mentalità mondana da cui siamo sempre tentati: vivere tutte le cose, perfino le relazioni, per alimentare la nostra ambizione, per salire i gradini del successo, per raggiungere posti importanti. La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione, cioè andare avanti noi, arrampicarci… E questo anche nella Chiesa lo vediamo. Quante volte, noi cristiani, che dovremmo essere i servitori, cerchiamo di arrampicarci, di andare avanti. Sempre, perciò, abbiamo bisogno di verificare le vere intenzioni del cuore, di chiederci: “Perché porto avanti questo lavoro, questa responsabilità? Per offrire un servizio oppure per essere notato, lodato e ricevere complimenti?”. A questa logica mondana, Gesù contrappone la sua: invece di innalzarsi sopra gli altri, scendere dal piedistallo per servirli; invece di emergere sopra gli altri, immergersi nella vita degli altri. Stavo vedendo nel programma “A sua immagine” quel servizio delle Caritas perché a nessuno manchi il cibo: preoccuparsi della fame degli altri, preoccuparsi dei bisogni degli altri. Sono tanti, tanti i bisognosi oggi, e dopo la pandemia di più. Guardare e abbassarsi nel servizio, e non cercare di arrampicarsi per la propria gloria.

Ecco dunque il secondo verbo: immergersi. Gesù ci chiede di immergerci. E come immergersi? Con compassione, nella vita di chi incontriamo. Lì [in quel servizio della Caritas] stavamo vedendo la fame: e noi, pensiamo con compassione alla fame di tanta gente? Quando siamo davanti al pasto, che è una grazia di Dio e che noi possiamo mangiare, c’è tanta gente che lavora e non riesce ad avere il pasto sufficiente per tutto il mese. Pensiamo a questo? Immergersi con compassione, avere compassione. Non è un dato di enciclopedia: ci sono tanti affamati… No! Sono persone. E io ho compassione per le persone? Compassione della vita di chi incontriamo, come ha fatto Gesù con me, con te, con tutti noi, si è avvicinato con compassione.

Guardiamo il Signore Crocifisso, immerso fino in fondo nella nostra storia ferita, e scopriamo il modo di fare di Dio. Vediamo che Lui non è rimasto lassù nei cieli, a guardarci dall’alto in basso, ma si è abbassato a lavarci i piedi. Dio è amore e l’amore è umile, non si innalza, ma scende in basso, come la pioggia che cade sulla terra e porta vita. Ma come fare a mettersi nella stessa direzione di Gesù, a passare dall’emergere all’immergerci, dalla mentalità del prestigio, quella mondana, a quella del servizio, quella cristiana? Serve impegno, ma non basta. Da soli è difficile, per non dire impossibile, però abbiamo dentro una forza che ci aiuta. È quella del Battesimo, di quell’immersione in Gesù che tutti noi abbiamo ricevuto per grazia e che ci direziona, ci spinge a seguirlo, a non cercare il nostro interesse ma a metterci al servizio. È una grazia, è un fuoco che lo Spirito ha acceso in noi e che va alimentato. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che rinnovi in noi la grazia del Battesimo, l’immersione in Gesù, nel suo modo di essere, per essere più servitori, per essere servi come Lui è stato con noi.

E preghiamo la Madonna: lei, pur essendo la più grande, non ha cercato di emergere, ma è stata l’umile serva del Signore, ed è tutta immersa al nostro servizio, per aiutarci a incontrare Gesù.

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17/10/2021
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