Politica
di Roberto Signori
No all’ufficio per i diritti Lgbtqi nel comune di Roma
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Il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha deciso di istituire un ufficio per i diritti delle persone Lgbtqi+. Si tratterà di un ufficio di scopo collegato direttamente al primo cittadino che, riprendendo il solito ritornello della lotta alle discriminazioni, dovrebbe rendere la Capitale “più giusta, moderna e inclusiva”. Sappiamo però che il vero scopo di questo ufficio sarà quello di foraggiare associazioni Lgbt, aumentare la propaganda nell’amministrazione e nelle strutture scolastiche ecc. ecc.
In pole position per ricoprire tale funzione parrebbe esserci Marilena Grassadonia, già presidente delle Famiglie Arcobaleno. Nonché colei che aveva pubblicamente ammesso che i veri obiettivi del ddl Zan erano l’utero in affitto, la liberalizzazione della fecondazione artificiale, la colonizzazione delle scuole con l’ideologia gender e la rieducazione arcobaleno. Un personaggio, cioè, controverso almeno quanto il ruolo che le potrebbe essere affidato.
Creare una carica in difesa di una sola categoria suona (paradossalmente) come discriminatorio nei confronti di tutte le altre. Inoltre, l’iniziativa viene presentata come rimedio a un’emergenza, che però è del tutto inesistente: sia perché le tutele esistono già (nel Codice Penale), sia perché l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori del Viminale (OSCAD) ha registrato, in 8 anni, solo una ventina di casi l’anno legati a orientamento sessuale e identità di genere - su base nazionale.
Appare dunque risibile considerare il riconoscimento dei cosiddetti “diritti Lgbtqi+” come un’emergenza: e ancor più in una città come Roma, tormentata da emergenze autentiche quali le buche nelle strade, l’immondizia che straborda dai cassonetti o l’inadeguata manutenzione dei tombini che è causa di allagamenti pressoché a ogni temporale.