Società
di Roberto Signori
Riyadh, al tempo del Covid in 700mila ad un rave-party
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Uno dei più grandi raduni musicali mai organizzati dall’inizio della pandemia di Covid-19, una quattro giorni di musica elettronica in pieno deserto con un rave-party finale con numeri da record: teatro dell’evento che ha attirato centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze, l’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman che sembra imprimere un altro passo al cammino di riforme del regno wahhabita. “Non avevamo mai visto nulla di simile a Riyadh prima d’ora” ha raccontato all’Afp, dietro anonimato, una giovane donna saudita. “Folla, musica, stanze riservate ai vip - aggiunge - e un abbigliamento a dir poco non convenzionale per il regno”.
Organizzato nei giorni precedenti il Natale, MDLBeast Soundstorm festival ha attirato 732mila persone nel deserto a nord della capitale. Turki Al-Sheikh, capo dell’Autorità dell’intrattenimento saudita, lo definisce “uno degli eventi musicali più partecipati al mondo”. Moltissimi i video rilanciati sui social dai presenti, dove si vedono ragazzi e ragazze - a dispetto di una decennale separazione dei sessi in pubblico e la guardia di un maschio di famiglia tuttora attiva - danzare fianco a fianco brani di musica elettronica del popolare Dj francese David Guetta.
Per i sauditi eventi di questa portata segnano un cambiamento storico, pari al permesso di guida alle donne. “Abbiamo sete di musica, intrattenimento, film, risate e uscite” conferma la giovane, secondo cui “è come se stessimo riscoprendo il nostro Paese e questo ci rende molto felici”. Ancor più in questa fase critica a causa della pandemia di Covid-19 che ha spinto moltissimi governi in tutto il mondo a cancellare eventi, concerti e manifestazioni pubbliche, anche e soprattutto in questo periodo dedicato per tradizione alle feste di fino anno.
Il principe Fahad Al Saud, membro della famiglia reale presente all’evento con una giacca psichedelica, sottolinea che il Paese è “ansioso di far parte della comunità internazionale” e respinge quanti cercano di “soffocare” il cammino del cambiamento perché insufficiente o troppo lento.
La festa nel deserto saudita sembrava in tutto simile ad altre nel mondo, sino a quando la musica non si è fermata per la chiamata alla preghiera islamica. Un quarto d’ora più tardi - completati gli obblighi della religione - uomini e donne si sono abbandonati di nuovo al ballo. Tuttavia, non mancano le voci critiche come quella di Human Rights Watch (Hrw) che alla vigilia dell’evento ha esortato gli artisti a “usare microfoni e palcoscenico per denunciare gli abusi ai diritti umani”. Diversi gli attacchi di una parte del mondo islamico all’estero, secondo cui Riyadh è colpevole di favorire comportamenti contrari alla morale musulmana nella terra della Mecca e Medina.