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di Tommaso Ciccotti

SIRIA: Il monastero di Mar Elian, devastato dai jihadisti, potrà rinascere

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L’antico Monastero di Mar Elian, situato alla periferia della città siriana di Quaryatayn, e che nel 2016 era stato devastato e profanato dai miliziani jihadisti, potrebbe presto tornare a essere un luogo di preghiera e di pace per i cristiani siriani e anche per i loro compagni di destino musulmani. Lo annuncia con gioia, nei giorni del tempo di Natale, padre Jacques Mourad, il monaco della comunità di Deir Mar Musa che proprio a Mar Elian fu sequestrato il 21 maggio 2015 da un commando di jihadisti del sedicente Stato Islamico, e visse lunghi mesi di prigionia, dapprima in isolamento e poi insieme a più di 150 cristiani di Qaryatayn, presi anche loro in ostaggio nei territori allora conquistati dal Califfato nero.

La rinascita del Monastero di Mar Elian – riferisce padre Jacques nel messaggio inviato anche all’Agenzia Fides – sarà resa possibile grazie a un accordo intercorso tra l’arcieparchia siro-cattolica di Homs, Hama e Nabk e la Comunità monastica di Deir Mar Musa, fondata da padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano di cui si sono perse le tracce il 29 luglio 2013, mentre si trovava a Raqqa, a quel tempo capitale siriana di Daesh.
Nel suo messaggio, padre Mourad chiede a tutti di pregare affinché in questo momento anche i parrocchiani di Qaryatayn sappiano discernere quale è “la volontà di Dio per il futuro di questa zona geografica importante della Siria, il nostro Paese”.

Il piano di rinascita di Mar Elian, descritto a grandi linee dal monaco di Deir Mar Musa, prevede in un primo momento la ripiantumazione di vigneti e uliveti sui terreni intorno al monastero, insieme alla ricostruzione dei muri di cinta e delle porte di accesso. Poi si cercherà di favorire il ritorno a Qaryatayn dei cristiani che vi abitavano e che sono stati costretti a fuggire durante la guerra, sostenendo la ricostruzione delle loro case, il rilancio delle coltivazioni e delle attività che garantivano la loro indipendenza economica prima che tutto fosse stravolto dal conflitto. Se questa prima fase procederà per il meglio, si passerà alla ricostruzione vera e propria del monastero e della chiesa parrocchiale, riavviando anche le opere di recupero archeologico intorno alla tomba del Santo, “cosa che non sarà facile dopo le devastazioni subite”.

Attualmente, nell’area di Qaryatayn vivono meno di 10mila musulmani, mentre i cristiani sono solo 26. Ma esperienze analoghe, come quelle dei cristiani tornati almeno in parte nei villaggi iracheni della Piana di Ninive – da dove erano fuggiti davanti all’avanzare delle milizie jihadiste – incoraggia “a seguire i loro passi”, e a non arrendersi ai processi che stanno spegnendo in interi Paesi del Medio Oriente la presenza di comunità cristiane autoctone.

Negli anni precedenti il conflitto, l’antico Santuario di Mar Elian, risalente al V secolo, era stato affiliato alla Comunità monastica di Deir Mar Musa e aveva conosciuto un tempo di rifioritura, circondato anche dalla simpatia della prevalente popolazione musulmana. Sotto la guida di padre Jacques Mourad, che allora vi svolgeva la funzione di Priore. Poi, nel febbraio 2015, padre Jacques era stato rapito dai jihadisti, che nell’agosto successivo avevano preso il controllo dell’intera zona. Fin dai primi giorni dell’occupazione jihadista, la tomba di Mar Elian era stata brutalmente profanata, per cancellare quello che anche ai agli occhi degli affiliati allo Stato Islamico rappresentava il cuore del complesso monastico. Ma le reliquie di Mar Elian, sparse intorno al sepolcro del Santo, non erano andate perdute: in particolare, le ossa del Santo erano state ritrovate, raccolte e trasferite sotto custodia a Homs nell’aprile 2016, dopo la fine dell’occupazione jihadista della zona.

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29/12/2021
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