Chiesa
di Luigi Ercolani
Papa Netflix-La comunicazione di Francesco
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Bisogna prenderla larga: nel luglio 2017 il duo comico dei PanPers, nel loro singolo “Ci mancano le basi”, a un certo punto cantavano “dopo miss Italia avere un papa VEVO”. Si trattava ovviamente di una rivisitazione del ritornello di “Papa nero” dei Pitura Freska, ma allo stesso tempo era un modo per sottolineare come anche le istituzioni più impensabili avrebbero potuto, nel breve-medio periodo, adottare servizi streaming per rendere la diffusione della propria comunicazione ancora più capillare.
Forse neanche la coppia artistica torinese poteva immaginare, mentre componeva quel verso, quanto tale intuizione si sarebbe rivelata azzeccata. Più che di “papa VEVO”, intendendo in senso stretto la piattaforma di video musicali, è più corretto però parlare di “papa Netflix”. Sì, perché il pontefice lo scorso 25 dicembre è approdato sul colosso dello streaming, ispirando e al contempo presenziando nella miniserie “Stories of a generation”.
Quest’ultima prende infatti l’abbrivio dal libro “La saggezza del tempo” (Marsilio, 2018) volume curato da padre Antonio Spadaro SJ in cui papa Francesco si è espresso incoraggiando un incontro intergenerazionale tra giovani e anziani, al fine di trovare nell’esperienza dei secondi le soluzioni per i momenti di prova della vita. I quattro episodi da tre quarti d'ora presenti dal giorno di Natale su Netflix si basano su proprio questo presupposto, proponendo diverse storie in cui si affrontano temi come l’amore, il sogno, la lotta e il lavoro. In un continuo rimando tra passato e presente e tra nord e sud del mondo, la cornice rappresentata offre uno sguardo eterogeneo sui punti in questione, proponendo storie interessanti e, allo stesso tempo, emotivamente coinvolgenti.
Chi si è interessato alla comunicazione di papa Francesco sa perfettamente che l’approccio con Netflix non è un unicum. Negli ultimi cinque anni, infatti, TV2000 ha dato vita a diversi tête-à-tête, tra don Marco Pozza e lo stesso pontefice argentino, incentrati sul commento di tre grandi preghiere della tradizione cristiana: il “Padre Nostro” (2017-2018), l'“Ave Maria” (2018-2019) e il “Credo” (2020).
Il format tuttavia più simile a quanto realizzato con “Stories of a generation” è stato, nel 2021, “Vizi e virtù” per il canale Nove, che fa parte della galassia di Discovery Italia. In quest’occasione si alternavano il dialogo tra don Pozza e papa Francesco che illustrava la rappresentazione di vizi e virtù dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova e il racconto di storie di persone che avevano concretamente vissuto momenti di prova in stretto rapporto con l'opera del pittore toscano. Questo programma è stato poi messo a disposizione su Vativision, la piattaforma streaming lanciata nel giugno 2020 da Vetrya e Officine della Comunicazione che ospita prodotti incentrati sui temi di cultura, arte e fede.
La disponibilità di papa Francesco a una maggiore vicinanza alla popolazione del web è il simbolo del cambiamento di paradigma della comunicazione e quello, parallelo, della percezione del papato. Se Giovanni Paolo II era il papa dei media di massa e della televisione istituzionale perché lui stesso era in fondo il rappresentante di un'istituzione, l'attuale mondo globalizzato in cui le istituzioni sono state messe ai margini in favore di una multilateralità spesso esasperata obbliga la Chiesa a essere più facilmente trovabile, per portare la Parola di Cristo “fino agli estremi confini del mondo”.
In virtù di questo mutamento, risulta particolarmente appropriato lo stile immaginifico e allo stesso tempo ricco di realismo del linguaggio utilizzato pontefice, peraltro tipico di un certa sensibilità dell’America Latina, come si può facilmente verificare approfondendo le opere di scrittori come Borges, Garcia Marquez, Neruda o Sepulveda, tanto per fare qualche esempio. Ecco dunque che papa Francesco, in un panorama che punta su una comunicazione immediata e “a tu per tu”, risulta in questo modo incisivo e affascinante. Un vero e proprio papa Netflix.