Politica
di Mirko De Carli
PERCHÉ DICIAMO NO A DRAGHI
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Non siamo tutto d’un tratto impazziti, non abbiamo fatto un inversione a U perché hanno introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il nostro Presidente Mario Adinolfi non è vaccinato e non siamo a caccia di voti dai cosiddetti no vax o no pass che, per quasi la totalità delle battaglie pidieffine, la pensano in maniera diametralmente opposta: abbiamo semplicemente usato il buon senso, messo insieme “i puntini” e tirato le somme al 31/12 come avevamo promesso. Molti di voi ricordano che ebbi a dire: lo stato di emergenza si conluderà a fine anno e se il quadro epidemiologico sarà diverso da quello attuale chiederemo un cambio di paradigma al governo. Per questo la fine del 2021 è stata contrassegnata da ore di studio e analisi approfondita della situazione sanitaria, del quadro di gestione ospedaliera e degli studi riguardanti la variante Omicron che era già certo che diventasse predominante durante le prime settimana dell’anno nuovo. In sintesi che cosa abbiamo potuto riscontrare: l’avvio della fine “sociale” del virus (parole del dott. Rezza, capo della task force del Ministero della Salute) dovuto allo stadio influenzale della variante omicron che ha una maggiore capacità diffusiva ma, in particolare nei confronti dei vaccinati, mostra effetti simili ad un “raffreddore rafforzato”, il successo della campagna vaccinale amministrata dal Gen. Figliuolo che da sempre riteneva come obiettivo da raggiungere il 70/75% dei nostri connazionali vaccinati (siamo oltre l’85% con prima dose, intorno all’80% con seconda e, da dicembre, la terza dose corre a ritmi assolutamente competitivi come le precedenti) e i casi di focolai diffusi sono ridotti al lumicino tant’è che oggi il Card. Bassetti (Presidente della CEI) ribadisce un secco no al green pass per andare in chiesa portando a sostegno delle sue posizioni gli zero cluster di contagio nei luoghi di culto cattolici.
Questi dati, non opinioni o pareri, hanno portato molti medici (e molti “televirologi” come Bassetti) a chiedere a gran voce un superamento sistematico degli attuali protocolli avviandoci verso una fase di gestione della variante omicron molto più simile a quella dell’influenza stagionale. Di fronte a una simile “presa di coscienza” abbiamo fatto 2+2 e abbiamo proposto una cambio di gestione dell’epidemia (ormai non possiamo più definirla pandemia): superamento dello stato di emergenza e cronicizzazione della gestione del virus. Il governo come ha agito? Ulteriori restrizioni, introduzione di obblighi vaccinali surreali, multe “all’italiana” e protocolli di quarantena e tamponi incomprensibili anche ai plurilaureati. Risultato? Code kilometriche di italiani per i tamponi molecolari, farmacie sistematicamente “invase”, quarantene di persone senza sintomi alcuni, aziende pubbliche e private e scuole nel caos per troppe assenze di personale e panico generalizzato da una campagna massmediatica incentrata solo sullo scontro politico riguardo alla gestione del virus che non rintracciamo in nessun’altra parte del mondo occidentale.
Abbiamo guardato con favore l’avvento del governo Draghi per due ordini di ragioni: la fine del disastroso esecutivo Conte 2 e un programma di azioni mirate ad arginare la diffusione virale e organizzare al meglio la spesa dei fondi europei del Recovery Plan. Fino al 24 dicembre il Consiglio dei Ministri si è mosso, tra alti e bassi, discretamente bene rispetto agli obiettivi affidatigli dal Presidente Mattarella: campagna vaccinale ben amministrata e buona programmazione del PNRR. Tralascio le questioni di politica sanitaria su cui avevamo dato tempo fino a fine anno per verificarne gli effetti. Da Natale in poi un disastro peggio degli ultimi mesi di Conte, dovuto ad una totale assenza rispetto alle questioni urgenti (penso alle crisi economiche dovute alle delocalizzazioni di tante aziende ad esempio) ed all’incapacità di adottare nuovi protocolli per la gestione della crisi sanitaria adeguati al cambio di paradigma illustrato da medici e scienziati.
Errori su errori e distrazioni continue che hanno fatto sì che Draghi passasse da leader di una maggioranza di “salute pubblica” a capo di un esecutivo che produce divisioni e odio sociale tra i cittadini. Questa escalation “verso il basso” ci ha portato ad una presa di posizione coerente rispetto a quello che abbiamo dichiarato da tempo: da sempre contrari all’obbligo vaccinale e portati a giudicare i governi non per le persone che li guidano ma per i provvedimenti che adottano. Per questo, come abbiamo guardato con favore all’inizio dell’esperienza Draghi, ora ci poniamo in seria e robusta opposizione e riteniamo inopportuna una sua candidatura al Quirinale.
Non prenderemo mai parte alla guerra delle tifoserie pro o contro il vaccino o pro o contro l’ex capo della Bce: ragioniamo e cerchiamo unicamente di essere coerenti con gli ideali che hanno animato il nostro impegno politico sin dalla gioventù. Soprattutto siamo leali fino in fondo con i mandati ricevuti dalle assemblee nazionali del nostro partito e dai programmi elettorali con cui, sia alle politiche che alle europee, il Popolo della Famiglia si è presentato.
Lo so, siamo quella che Gaber chiamò “la razza in estinzione”, degli inguaribili romantici che pensano ancora che la politica decida e non esegua per “mandato di terzi” ma, a volte, è più nobile un sogno di tanto cinismo ben propagandato.