Società
di Danilo Bassan
È l’aborto e non il COVID la principale causa di morte nel 2021
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Rispetto a qualsiasi altra causa l’aborto è stata la maggior causa di morte nel mondo durante lo scorso anno. Una notizia confermata dalle statistiche pubblicate da Worldometers (sito web che fornisce dati statistici in tempo reale per diversi argomenti, facente parte del Real Time Statistics Project, gestito da un gruppo internazionale di sviluppatori, ricercatori e volontari). Il sito indipendente raccoglie dati da governi e altre organizzazioni attendibili e quindi riporta i dati, insieme a stime e proiezioni. Ci viene così indicato che 42.640.209 persone sono morte per aborto nel 2021. Confrontando il numero di aborti con altre cause di morte, inclusi cancro, HIV/AIDS, incidenti stradali e suicidio, gli aborti superano di gran lunga ogni altra causa. Sempre nel 2021 8,7 milioni di persone sono morte di cancro, 5 milioni di fumo, 13 milioni di malattie e 1,7 milioni di HIV/AIDS. Sul totale di 58,7 milioni di persone morte per cause diverse dall’aborto, gli aborti hanno rappresentato il 42% di ogni morte nel mondo l’anno scorso. Ma quello che più sconforta è il confronto con il numero di decessi per COVID con quello di persone decedute per aborto. Worldometers indica in circa 3,5 milioni le persone decedute a causa di COVID in tutto il mondo nel 2021. Molti si chiedono se queste cifre sono accurate, poiché una percentuale considerevole di decessi per COVID non sono effettivamente risultate causate direttamente dal virus stesso, ma si tratta di persone che avevano il virus nel momento in cui sono morte per qualche altra causa. Se consideriamo che le cifre siano abbastanza aderenti alla realtà ne risulta che l’aborto è 12,17 volte più letale del COVID. Il numero di aborti è altissimo, e ognuno di quei 42,6 milioni di aborti nel mondo nel 2021 rappresenta un essere umano la cui vita è stata violentemente distrutta nel grembo materno. Ogni bambino non ancora nato aveva già il proprio DNA unico, che lo distingueva dalla madre. Quel DNA indicava se il bambino era un maschio o una femmina, il colore degli occhi e dei capelli, la sua altezza, possibili malattie genetiche e altre disabilità e molto altro. Negli Stati Uniti, poco meno di 1 milione di bambini vengono abortiti ogni anno. Sebbene i tassi di aborto siano diminuiti negli ultimi dieci anni, l’aborto rimane la principale causa di morte negli USA. Anche in Italia il tasso di abortività è diminuito negli ultimi anni. Dai dati ISTAT si può osservare che tra il 1980 e il 2019 i tassi di abortività calcolati sulla popolazione femminile sono diminuiti di oltre il 50 per cento per tutte le classi di età, con la sola eccezione delle donne giovanissime (15-19 anni), per le quali si presenta una riduzione più contenuta (ma pur sempre rilevante) pari al 35,0 per cento. Nel triennio 2017-2019 la riduzione del tasso è rallentata, soprattutto per le donne oltre i 35 anni. Nel 2019 continuano a essere le donne giovani (25-29 anni) a mostrare valori più elevati con 10 interruzioni di gravidanza ogni mille arrivando ad un totale di 71.642 aborti. In questi numeri, che indicherebbero una positiva riduzione delle IVG, però mancano i dati relativi all’uso di pillole dei 3/5 giorni dopo che sfuggono ai dati raccolti da ISTAT nelle strutture sanitarie italiane. Su questo aspetto abbiamo già parlato a lungo e criticato aspramente la decisione del ministero di rimuovere la prescrizione medica per la vendita di questi farmaci a minorenni. Anche questo è un aspetto dei Valori Non Negoziabili che fanno parte del DNA del Popolo della Famiglia, e per questo non cesseremo mai di denunciare i rischi per la salute derivanti dall’assunzione di questi farmaci senza controllo e che riducono l’aborto al pari di un semplice mal di testa e fastidio risolvibile con una pastiglia. La Vita vale molto di più.