Società
di Antimo Ceparano
Gli avvoltoi della morte
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Marco Cappato esulta alla notizia che la Regione Marche ha dato il via libera alla somministrazione di un farmaco per porre la parola fine alla vita del quarantaquattrenne Mario, camionista, restato tetraplegico in seguito a un incidente.
Mi fa piacere l’impegno del Cappato che va oltre ogni logica umana: del resto la società mortifera ha i suoi sacerdoti che come avvoltoi si lanciano su aspiranti cadaveri.
Premesso che l’eutanasia non è legge di Stato e che qualcuno dovrebbe fermare questo obbrobrio, pena il legiferare ad personam e demandato a chiunque voglia ottenere qualcosa paventandolo di un vestito legale ( ad esempio un carcere che voglia giustiziare qualcuno mascherando il tutto dietro una sofferenza fisica). Dicevo premesso ciò è opportuno ricordare che la sofferenza è patrimonio di molti e che solo una sparuta minoranza ( in questo caso un’unità) giunge a richiedere il proprio suicidio, che non è altro che un omicidio verso se stesso (credo che uccidere un tetraplegico sia la stessa cosa che uccidere una persona qualsiasi o dobbiamo depenalizzare l’omicidio dei disabili?).
Se l’omicidio non è permesso allora non è permesso nemmeno il suicidio, generato spesso dalla solitudine e dalla mancanza di condivisione della propria condizione da parte del sofferente.
In verità sono molti i punti oscuri che si nascondono dietro questo dramma: le cliniche specializzate allo scopo, le associazioni sorte per la gestione di questa problematica , l’aspetto ideologico che preme da settori particolari.
La lunga scia ideale che proviene dalle storture ideologiche dei partiti dittatoriali del secolo scorso (nazismo, comunismo) ha di fatto sdoganato nelle coscienze e nei meandri della finta pietas e dell’umanesimo più deteriore, il concetto di abolizione della sofferenza con quello di abolizione del soggetto sofferente. Nei campi di sterminio nazista ci finivano anche i disabili! Per cui invece di farsi carico della problematica sorta intorno alla sofferenza preferiscono lorsignori sopprimere la causa della problematica stessa. Tutto ciò odora di morte e dell’indurre il concetto di morte.
Se facciamo una carrellata e un’indagine nel mondo della sofferenza (e auspico che il nostro giornale proceda in questo senso al più presto) possiamo notare l’abbandono delle Istituzioni verso un mondo già di per se doloroso e ridotto all’abbandonarsi alla sofferenza senza speranza alcuna: spesso il disabile non ha gli strumenti atti a difendere il proprio diritto alla salute e i propri familiari vivono un dimensione onirica che ricorda loro che gli incubi sono anch’essi dei sogni, solo che in questo caso non vi è il risveglio.
Abbiamo bisogno di rifondare l’Uomo dalle fondamenta e questo presuppone una battaglia lunga e tenace: noi ci siamo.