Politica
di Fabio Annovazzi
UN SORRISO A DENTI STRETTI MOMENTANEO
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“Il Brembo mormorò: non passa lo straniero!” Potrei anche cavarmela così, parafrasando la gloriosa canzone quasi inno nazionale, che tante lacrime mi fa grondare dal viso ogni volta che l’ascolto, osservando i risultati elettorali di domenica scorsa nella micro realtà paesana di cui rimango ancora rappresentante politico. L’obbiettivo prefissatoci è stato raggiunto in pieno, nessuno può negarlo, non c’è ombra di dubbio ed è quello che conta. Ma, c’è un ma di fondo che faccio davvero fatica a deglutire, inutile nasconderlo. I pochi che mi leggono sanno che avrò tanti difetti ma sono schietto anche a costo di farmi male. Ed è opportuno mettere a fuoco bene il responso delle urne, altrimenti peccherei di superficialità, di tracotanza, facendo la figura del finto tonto che glissa certe evidenze.
Se l’Inter affronta una squadra di terza categoria, in un incontro ufficiale, non può essere certo felice di vincere sul filo del rasoio grazie a un calcio di rigore, rischiando addirittura di prendere un goal, qualcosa significa che non è andato per il verso giusto ed è opportuno sviscerarne le cause, aliene alla squadra avversaria la quale si è limitata a fare solamente il proprio gioco. Sono iniziati anche gli sfottò verso il sottoscritto di chi sa leggere bene i numeri averaresi andando oltre l’apparenza, e ci stanno. L’unica cosa che non ci sta, e non mi è gradita per nulla, è la vigliaccheria di profili volutamente anonimi, o di chi viene a deridere e dileggiare in casa altrui senza alcun rispetto, non si stupisca poi se riceve risposte piccate, e a tono, da parte dello scrivente. Una cosa, che magari sorprenderà il lettore, mi preme urgentemente di scrivere in questo frangente: debbo ringraziare di cuore, lo dico senza alcun stupido sarcasmo, le liste giunte ad Averara a fare passerella in cerca di notorietà mediatica. Sì, è vero, sono venuti unicamente a lucrare audience sulla pelle dei penultimi in un paesino di montagna, condendo il tutto con ricorsi tanto patetici quanto ridicoli (Ehi, ma sono del mestiere questi?) sulla presunta mancanza di parità di “genere” nei competitor locali. Però grazie alla loro sgradita partecipazione ho potuto constatare ancora più a fondo quanto sia orrida l’anima di molti compaesani, popolata solamente da spettri raccapriccianti alla perenne ricerca di tanti Don Rodrigo come loro. Dovrei essere deluso ed amareggiato per sicotanta cattiveria, fondamentalmente sono solo dei poveretti da compatire e compiangere. L’unica scocciatura seria è che per un pelo stavamo per divenire la barzelletta di Bergamo e provincia, e non è un bene, la radiosa storia millenaria del borgo non meritava certo un onta simile. E grazie ancora alla presenza di queste liste aliene ho constatato con orrore, ancora una volta, quanto il sottoscritto sia eccessivamente emotivo, e quindi assolutamente inadatto a rivestire cariche altisonanti, e quanto sia scevro di carisma attrattivo nei riguardi di una larghissima fetta dell’elettorato del paese. Ne trarrò le dovute conseguenze con una piccola, momentanea, retromarcia. Ma se pensiate che sia qui a suonare un de profundis alla mia attività di politico locale vi sbagliate di grosso, questi piccoli nei non fanno venir meno l’amore immenso che nutro verso le nostre periferie esistenziali di montagna spopolate e dimenticate. Magari debbo focalizzare meglio alcuni obbiettivi, attutire questi piccoli smacchi, ma i programmi certo non si cambiano e hanno un unico pressante fine: invertire alla svelta l’emorragia demografica in atto, prima che sia troppo tardi. Il bene non si riveste con un vestito di male per fare crescere l’appeal, nemmeno quello elettorale, questione di coerenza di fondo, alle aquile non va di fare la fine dei polli di allevamento. Mi si consenta anche un inciso in questo scritto post elezioni. Sono rimasto sorpreso, e mi ha strappato persino un sorriso, il fatto di aver accertato che tanti vengono a spiare queste righe strumentalizzandole a loro piacimento, convinti di cogliermi prima o dopo in fallo. Tranquilli, potete scrivere o dire di me ciò che volete, non me ne importa nulla, la mia risposta, a meno di calunnie clamorose, sarà solo un fragoroso silenzio. Zero pubblicità agli estremisti. Amo i moderati e sono convinto, lo dico per primo a me stesso, che in politica occorrono persone capaci, pacate, che intendano la cosa pubblica come vero servizio al prossimo e alla verità. Però pacati non vuol dire codardi, buoni non vuol dire buonisti, su certi valori non si transige. So che a certi spioni, versione 007, può dare fastidio ma io continuerò a gridare forte che la vita è sacra dal concepimento sino alla morte naturale, che l’aborto è come affittare un sicario, che il matrimonio è solo tra uomo e donna, che l’utero in affitto e l’omogenitorialità sono crimini orrendi contro l’umanità, che il gender è uno sbaglio della mente umana, e mi fermo qui se no a qualcheduno faccio venire la gastrite acuta. Insomma continuerò a gridare che uno più uno fa due e che l’erba è verde a primavera anche se da fastidio, punto a capo.
Se volete deridermi fatelo pure, mi rimbalza. E allo stesso modo continuerò a lottare per le nostre periferie esistenziali di montagna, perché tornino a vivere realmente, perché la cultura dello scarto (e quindi della morte) perda la sua orrida battaglia. Anche i dileggiamenti per il non esaltante risultato conseguito non mi toccano più di tanto, ci faccio sopra un sorriso momentaneo a denti stretti, mi prendo un attimo di pausa nel paesello, ma sicuramente continuerò la battaglia con ancora più convinzione. Perché, per dirla alla Ezra Pound, se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui. So solo che ho lottato come un leone in completa solitudine, aiutato unicamente da pochissimi intimi, dileggiato da una pletora di beoti tanto irridenti quanto patetici, tradito da chi magari poteva supportarmi di più e meglio, ma pazienza, non gliene faccio una colpa e non getto la spugna. Sono tutto sommato felice che nessuno mi abbia regalato nulla ancora una volta, ed ogni punto ottenuto sia stato strappato coi denti e col sudore della fronte. La piccola, e assai sgradita, notorietà mediatica mi ha fatto capire molte cose che prima solo ipotizzavo, a suo tempo scriverò anche di questo, in quanto ora l’orizzonte mi è molto più nitido, se così si può dire… Avevo ventilato possibili dimissioni in caso di insuccesso anche solo parziale, sinceramente parlando siamo stati davvero sul ciglio di un precipizio immeritato, ma per il momento rimango aggrappato saldamente a un appiglio nella roccia. Ora basta però, coi se e coi ma non si va da nessuna parte, bisogna allargare lo sguardo andando oltre queste puerilità personali, tolta la ruggine si ripartirà di nuovo se le forze mi sosterranno. L’obbiettivo pressante e urgente non può fermarsi a queste sciocche ferite superficiali e se tutto intorno suona tenebroso bisogna continuare a fare luce con insistenza anche se le pile si stanno inevitabilmente scaricando. Perché più buia è la notte più luminosi devono essere i fuochi.