Chiesa
di la redazione
Votate chi promuove la famiglia di Dio e non alterata dall’ideologia gender
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Si è aperto un vero e proprio caso politico intorno al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Pietra dello scandalo il suo invito, alla vigilia del ballottaggio fra Tommasi e Sboarina, a non votare chi promuove l’ideologia gender, l’aborto e l’eutanasia.
La lettera, datata 18 giugno, era inizialmente indirizzata ai soli presbiteri e diaconi della Diocesi di San Zeno. Ricordando come il «compito degli ordinati non è mai quello di schierarsi per un partito o per una persona», quindi partendo da un principio di non intromissione nelle bagarre elettorali da parte della Chisa, il vescovo Zenti ha poi parlato della necessita di «segnalare eventuali presenze o carenza di valori civili con radici cristiane».
Ad essere incriminati sono proprio alcuni di questi valori che, secondo monsignor Zenti, andrebbero riconosciuti e premiati elettoralmente: «È nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta di Dio e non alternata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia». Un modo di vedere i temi etici e la famiglia naturale che evidentemente non piace alla sinistra.
Non si sono fatte attendere le reazioni piccate alle dichiarazioni di monsignor Zenti. C’è chi parla di «vescovo scadente e scaduto» o di «gravissima ingerenza». Attacchi scomposti che non arrivano solo da sinistra, ma anche dal forzista e grande escluso del ballottaggio, Flavio Tosi, che ha interpretato la vicenda nei termini di un tentativo di «radicalizzare lo scontro» e «fondarlo sull’ideologia più retriva». Che Forza Italia sia allo sbando lo sappiamo da tempo!