Storie
di Costanza Miriano
“Alcuni” sacerdoti ed i gay
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Tra sacerdoti che fanno gli auguri ad amici omosessuali nel giorno del loro “matrimonio” (salvo poi correggere in unione civile, ma insomma la sostanza rimane) e benedizioni in Chiesa di coppie civilunite, seguite da spiegazioni verbose e poco nette - di solito servono tante parole quando non si ha il coraggio di dire la Verità - e altri sacerdoti ancora che ammirano l’allegria del gay pride, volevo ricordare, anche se io invece non sono un sacerdote, che ovviamente la Chiesa fa gli auguri, benedice e prova simpatia per tutti gli esseri umani, a prescindere. Ma proprio per questo, perché li ama, non può smettere di dire la verità. L’uomo e la donna trovano la loro identità - e dunque la verità, la pienezza e la felicità - nella relazione con Dio, che solo ci dice chi siamo, e che ci ha creati maschio e femmina, a sua immagine, per entrare in relazione l’uno con l’altra. La relazione con l’altro sesso implica un cammino e una fatica, occorre uscire da sé e prendersi la responsabilità dell’amore. Chi non riesce o decide di non fare questo cammino - per una ferita che può avere origine in tanti modi diversi - va amato, non giudicato, perché nessuno si può permettere di entrare nel sancta sanctorum del suo cuore, solo Dio. Detto questo, è importantissimo che almeno la Chiesa, rimasta l’unica a farlo, continui a dire la verità alle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, perché chi vive una relazione omosessuale è, secondo il catechismo della Chiesa Cattolica, in un profondo disordine e quindi in una infelicità, che la parola “gay”, allegro, tenta goffamente di dissimulare. Nessun indice puntato, nessuna accusa, nessuna invadenza, però la Chiesa mantiene chiaro l’annuncio della Verità: quando siamo in relazione con l’altro sesso realizziamo l’immagine di Dio. Non è una robetta da niente, su cui possa tollerarsi confusione o incertezza. E’ al centro dell’antropologia cristiana, e se uno non crede che il Catechismo è esperto di umanità, se non crede che la via che indica è quella per la felicità, può tranquillamente cambiare mestiere.