Storie
di Roberto Signori
Aborto: le lobby nascondono le mappe
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Mentre la maggior parte delle persone gioisce per la sentenza di scelta contro l’aborto, social, media e lobby proseguono la loro battaglia faziosa,
Così dopo Amazon, Microsoft, Facebook, Netflix, Disney e altri miliardari – i gerenti e i garanti della mondializzazione, del profitto e della disuguaglianza – anche Google, infatti, si è unita al coro dei conformisti, come riportato dall’Ansa. Il colossale motore di ricerca, infatti, ha annunciato che «cancellerà la cronologia della localizzazione quando un utente visiterà una clinica per l’aborto, un rifugio contro la violenza domestica o altri posti ‘sensibili’».
Così, senza scrupoli si associa la clinica abortista al “rifugio anti violenza”. Una clinica pro life, semmai, sarebbe un vero rifugio per la donna che ama, lotta e spera nella vita. La clinica abortista è un centro di violenza legalizzato e promosso, in cui alcune donne, non certo la maggioranza delle stesse, vengono raggirate, blandite, illuse, a volte o spinte con la forza.
«La società di Menlo Park – riporta sempre l’Ansa - risponde così per la prima volta all’appello dei giganti del web di limitare la quantità di informazioni che raccolgono e che potrebbero essere usate dalle autorità in Stati che puniscono l’interruzione di gravidanza».
Eccola, quindi, la strategia di questi “buoni” giganti del Web. Eh sì, perché costa molto meno alle aziende pagare un aborto che retribuire, da contratto, una lavoratrice incinta, per i mesi di gravidanza e il congedo maternità.
In ogni caso, sono già almeno 12 gli Stati a stelle e strisce che hanno liberato le mamme (ed anche i papà), i medici (ma anche le infermiere) dalla tentazione di sopprimere una vita umana innocente,