Chiesa

di Tommaso Ciccotti

Il vescovo Ambarus sul degrado di Roma

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

La capitale d’Italia vive una situazione di degrado generalizzato. Messa in ginocchio soprattutto sotto il profilo della raccolta dei rifiuti, di fatto paralizzata anche a seguito dell’incendio della discarica di Malagrotta, si presenta ovunque come un malato boccheggiante e rispetto alla sua sorte si coglie diffuso un senso di fatalismo e rassegnazione tra gli abitanti. Sull’argomento alcune considerazioni di con monsignor Benoni Ambarus, già direttore della Caritas diocesana, vescovo ausiliare di Roma.

“Io parlerei innanzitutto di degrado umano. Quel primissimo livello [di convivenza, ndr] è ormai intaccato, corroso. C’è un degrado umano, una corrosione del livello umano e delle relazioni, della capacità di rendersi conto dell’altro e che si vede declinato nel degrado ambientale, in quello relativo al rispetto dei beni comuni, all’assumersi le proprie responsabilità e così via. E’ molto preoccupante. E il degrado ambientale – contro cui dovrebbe lottare assolutamente l’amministrazione, tutte le amministrazioni, tutte le istituzioni – a volte rischia di diventare un alibi per il singolo cittadino per il quale c’è sempre qualcun altro che deve fare qualcosa. In una metropoli come Roma – non è peraltro la più grande nel mondo – questo aspetto del ‘qualcuno deve fare qualcosa ma di sicuro non sono io’ poi si riflette nella nostra quotidianità. E’ un meccanismo a cui ci stiamo un poco abituando, siamo quasi anestetizzati, ecco”.

Ma quali sono le ragioni di questo degrado?

Vede, quando io devo lottare per la mia sopravvivenza personale, dentro il traffico a guadagnare un centimetro in più, dentro i mezzi pubblici per poter prendere la corsa perché quella successiva mi arriva tra mezz’ora o un’ora, quando devo lottare per la spesa al supermercato per le offerte più vantaggiose altrimenti non riesco a far quadrare i conti, lentamente c’è un’auto-concentrazione su di sé a discapito del concentrarsi sull’altro. E’ questa la reazione all’interno della nostra città. Uno sarebbe portato a pensare: ma non è possibile, altrimenti dovremmo ipotizzare che in una metropoli di un Paese povero questo accade all’ennesima potenza. Ciò invece è vero fino a un certo punto. A me sembra che accada questo: ho già troppe cose a cui pensare e da fare, il resto lo deve fare qualcun altro. Forse se non ci si rende tutti quanti conto di questa impostazione che sta iniziando ad avere il nostro tessuto relazionale urbano, arriveremo sempre di più ad una vera e propria giungla urbana.

Vorrei tornare su quella parola ‘corrosione’ che ha usato…

Bisogna fare una netta distinzione tra un tessuto sociale indebolito – relazionale, di senso civico, di senso del bene comune e che io chiamo ‘corrosione’ – e la questione della corruzione dove intenzionalmente uno decide di fare il male o di stare nell’illegalità per il proprio guadagno a discapito della collettività, a livelli di investimenti, di affari etc. Il tessuto della popolazione romana, più che corrotto, è corroso. Lo vediamo quanto i romani veramente fanno un corso di sopravvivenza quotidiana! Accade nelle lunghe code presso gli uffici pubblici, per esempio. Io capisco che è complesso riorganizzare tutto ma va fatto tutto, altrimenti, ripeto, andiamo ad intaccare ancora di più l’aspetto più sano e più bello del popolo romano: la sensibilità, l’accoglienza, la resilienza. Io penso che ai romani dovrebbe essere dato anche un premio perché arrivano alla fine della settimana senza avere ‘scapocciato’ troppo rispetto alla corsa a ostacoli che devono vivere su tutti i fronti. Bisogna che cominciamo tutti a parlare, a smascherare queste dinamiche e forse, lentamente, ce ne renderemo conto e cominceremo a fare una inversione di tendenza.

Roma celebrerà il Giubileo tra tre anni accogliendo pellegrini da tutto il mondo. Monsignor Fisichella, delegato del Papa per l’organizzazione dell’Anno Santo 2025, ha auspicato che si arrivi a quella data sfruttando questi due anni anche per rendere Roma e l’Italia migliori. Cosa prevede?

Per esempio se l’amministrazione non troverà una soluzione davvero risolutiva alla questione dei rifiuti, ma come potremo arrivarci ‘migliori’? Io spero che l’attuale tentativo del sindaco – che mi sembra abbia fatto delle proposte ultimamente – possa anche andare in porto. Mi sembra che siano stati fatti tutti gli studi necessari per trovare una soluzione che sia attenta anche all’ambiente e così via. Sono d’accordo che dobbiamo arrivare ‘migliori’ al Giubileo tutti quanti, come popolo romano e come Chiesa di Roma, perché chi arriva qui, il pellegrino, va accolto da qualcuno che abbia un volto concreto. E parlando della città, essa sia una città concreta che accoglie. E allora bisogna ripartire dall’aspetto delle relazioni. A me piacerebbe che il popolo romano fosse lentamente preparato e aiutato a rendersi conto che ci vengono a fare visita in casa. E, quindi, se il cassonetto è pieno fino all’orlo è responsabilità dell’amministrazione, ma se il cassonetto non è ancora del tutto pieno e io lo butto per terra è responsabilità mia, per esempio. Giochiamo, insomma, quasi in una specie di danza, non semplicemente tra responsabilità o doveri, ma tra attenzioni gli uni verso gli altri, le istituzioni dalla loro parte e i cittadini dall’altra.

E invece siamo costretti a registrare un immobilismo pressoché generale… Che appello quindi si sente di fare?

Io spero, credo, chiedo che le istituzioni facciano uno scatto di dignità a fare delle scelte che sappiano di futuro, non di tornata elettorale. Che le istituzioni prendano in mano la situazione e abbiano una visione di futuro. Questo ci salverebbe e ci farebbe fare un notevole scatto in avanti. Con i veti incrociati mi sembra che cadiamo nel provincialismo, invece. E questo non è tollerabile per la politica. Dall’altra parte, i cittadini, se si rendono conto che le istituzioni ci credono sul serio, che si possono cambiare le cose, se capiscono che la musica è cambiata per davvero, si adeguano subito. Io vedo tanta gente buona, brava, in gamba che dice: ‘Tanto, qualsiasi cosa facciamo, è sempre la stessa minestra’. A volte l’indifferenza mi sembra anche una sorta di silenziosa forma di protesta da parte del popolo romano.

C’è anche tanto volontariato che si dà da fare e che però non può sostituirsi al compito delle istituzioni…

Vede, il fatto di sentire il bisogno di chiarire questo aspetto, che il volontariato è sussidiario e che sono le istituzioni ad avere il compito primario rispetto al bene comune, per me è grave. Perché vuol dire che stiamo perdendo i fondamentali, le basi. Eppure, purtroppo, oggi c’è bisogno di rimarcarlo con il rischio di sembrare presuntuosi (‘guarda io faccio tante cose, ma tocca a te…). Mi sembra grave doverlo ogni tanto sottolineare, insomma. Mi pare che all’interno dell’amministrazione piccoli passi avanti, da questo punto di vista, si stanno facendo. Bisogna anche riconoscere che, sebbene tanti dirigenti in gamba ci siano, cambiare come sistema diventa difficile. Certo, c’è bisogno di un sussulto di dignità, di sano orgoglio. Siamo la capitale d’Italia!

Ravvisa l’incremento di forme di odio sociale? Pensiamo ai senza tetto che, se da un lato vediamo alle prese talvolta con la pulizia di aiuole e marciapiedi, dall’altro sono spesso presi di mira, considerati catalizzatori essi stessi di degrado. Altre volte ancora, nell’indifferenza, finiscono cadaveri indistinti tra i rifiuti…

Le persone non sono rifiuti. Quando la gente è trattata come rifiuto dagli altri ti fa capire che cosa significa veramente fare il rifiuto. Nel momento in cui mi tratti da rifiuto, dopo un po’ le persone ti fanno capire cosa significa. E’ questo il punto: dimentichiamo che non ci sono poveri e ricchi, ci sono persone.

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

08/07/2022
3009/2023
S. Girolamo

Voglio la
Mamma

Vai alla sezione

Politica

Vai alla sezione

Articoli correlati

Chiesa

Sacerdoti oggi

Vi sembrerà impossibile, lo so. Anche a me oggi, a 45 anni, fa ancora lo stesso effetto. A volte mi sveglio di notte da incubi spaventosi e mi domando: ma è stato tutto vero o me lo sono inventato io? Durante l’esperienza del liceo e poi dell’università ci ho provato a staccarmi. Per fortuna allora non esistevano i cellulari. Ma vi posso assicurare che la sua presenza era totalizzante anche a distanza. Non esagero se vi dico che ci sono state settimane e mesi nelle quali mi arrivano non meno di trenta telefonate al giorno tutte sue. Ero suo e non era immaginabile che io prendessi il volo per sempre. Mi controllava. Durante la fase della tesi di laurea ho iniziato a soffrire di attacchi di panico. Quest’anno festeggio i 22 anni di convivenza con questa brutta bestia che ti schianta il cuore e il fisico. La vita è sempre stata una vista passata a scappare. A fare non-scelte. Compresa quella di entrare in seminario dopo la laurea in filosofia. E ne ero convinto in un certo senso, ero convinto di avere la vocazione. In realtà non era così: scappavo ancora una volta dal mostro. A venticinque anni che cosa potevo fare nella vita? Non ero capace di fare niente. E allora perché non entrare in seminario? Il prete sapevo farlo, figuriamoci, con tutta l’esperienza di anni e anni passata a fare ogni cosa in parrocchia ed in oratorio! E poi, forse, se fossi diventato prete avrei finalmente avuto la scusa giusta per allontanarmi dal mostro. Il Vescovo mi avrebbe spedito a chilometri di distanza dal prete-mostro e allora la mia prigione sarebbe finita. In seminario ci sono restato 9 mesi. Il periodo più importante e decisivo per la mia vita. Decisivo per affrontare di petto per la prima volta chi ero davvero e che cosa volevo davvero diventare.

Leggi tutto

Politica

Caso Riso, Cirinnà in modalità Goebbels

Un regista omosessuale picchiato, dicono “da omofobi”. La manganellata gli è arrivata però dall’autrice delle unioni civili.

Leggi tutto

Politica

Una strada per liberi e forti

Nei giorni in cui c’è stato e c’è chi insistentemente afferma che il Popolo della Famiglia non serve più a niente non avendolo condotto immediatamente al seggio parlamentare, dunque meglio acconciarsi a sostenere i nuovi potenti e il governo del Trentennio, io resto sempre più convinto del progetto pidieffino e provo a delinearlo per quello che è, per quello per cui l’abbiamo fondato nel marzo 2016, per quello per cui credo che abbia ancora lo stesso inalterato senso ventotto mesi dopo e nel futuro a venire.

Leggi tutto

Politica

Don Minzoni e il tema del metodo

La questione del “concordare in sostanza ma non condividere il metodo” ha infiammato la diatriba infra-cattolica, nei giorni scorsi, a partire dalla presa di distanza del cardinale Parolin rispetto al WCF di Verona. Un vero e proprio “magistero di metodo”, per l’azione politica, si trova nella grande e lunga vicenda popolare italiana, che ha costruito uno stile umile e moderato, ma insieme radicale

Leggi tutto

Storie

NEL NOME DI MINO

La summa del pensiero martinazzoliano è il discorso del febbraio 1989 a quello che nessuno avrebbe mai immaginato essere l’ultimo congresso della Democrazia Cristiana. Prendetevi mezz’ora di tempo e ascoltatelo tutto: è il discorso di uno sconfitto, parla da capo dell’area Zac (ex morotei) che ha appena perso la segreteria nazionale del partito, ceduta proprio a quel congresso da De Mita a Forlani. Eppure il catino del Palaeur acclama il suo nome, non lo fa cominciare a parlare, lui che è febbricitante e non ha davanti neanche un appunto. Seguiranno trenta minuti di analisi politica affilata come una lama, interamente a braccio e molto complessi, ma di una chiarezza che non ho mai più ascoltato. Sì perché c’ero, da giovanissimo dirigente del Mgdc, al Palaeur quel giorno. E capii la lezione fondamentale. Profetica allora, verissima oggi.

Leggi tutto

Chiesa

L’incontro delle Famiglie di Roma

Presentato in Sala Stampa vaticana l’evento in programma dal 22 al 26 giugno 2022, presieduto dal Papa. Sarà l’atto conclusivo dell’Anno pastorale Amoris laetitia. Nei nove mesi preparatori al via numerosi progetti solidali alla periferia della Capitale.

Leggi tutto

La Croce Quotidiano, C.F. P.IVA 12050921001

© 2014-2023 La Croce Quotidiano