Politica
di Giuseppe Bruno
Analisi del governo Draghi e del dopo
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Quando iniziò l’avventura del governo Draghi l’accolsi con grande favore, anzi avevo anche scritto qualcosa che auspicava una soluzione molto molto vicina a quella. Era, infatti, così sembrava, l’unica soluzione razionalmente possibile e accolsi con contentezza e speranza questo governo di unità nazionale che voleva affrontare l’emergenza in tutte le sue forme. Contavo sulla decisionalità di Draghi soprattutto in economia, visto che è il suo campo, e sul fatto che lui avrebbe sfruttato la sua autorevolezza in campo nazionale e internazionale per imporre, si dico imporre, la sua decisione finale dopo aver ascoltato senza parzialità e con l’umiltà dei saggi e dei competenti le opinioni di tutti. Così dovrebbe funzionare un governo di emergenza affidato ad un tecnico autorevole e super partes, se no è un’altra cosa. Mi aspettavo che avrebbe avuto il coraggio, e lui e solo lui in quel momento poteva permetterselo di dire, una volta individuata la soluzione più consona ad un problema, “o si fa così o me ne vado”. Ma purtroppo questa mia aspettativa è stata progressivamente delusa. Intanto ha puntato subito tutto sul cavallo sbagliato, sul vaccino, presentandolo a sé e a tutti come la soluzione al problema “emergenza pandemica”. Si, allora le massime autorità in campo scientifico lo presentavano così, ma una persona intelligente e colta, quale lui è, avrebbe dovuto avere un po’ di prudenza pensando che un vaccino preparato a tappe forzatissime in un anno scarso, quando si sa per i vaccini si sono impiegati in alcuni casi decenni per valutarne la funzionalità, avrebbe potuto non essere quella soluzione ottimale e definitiva che un po’ per incoraggiamento un po’ forse per interesse ci veniva presentata. E poi le conseguenti numerose correzioni, a volte tardive accettate, quasi suo malgrado, quando ormai le stesse autorità le affermavano pur tra tanti distinguo e però, sempre con tanta ostentata sicurezza. Questo atteggiamento ondivago e pur sempre deciso, me lo consenta il caro Draghi, l’ho visto come un tradimento della fiducia o un abuso della medesima. Inevitabile? Mah! Forse. Ma l’errore dovuto alla fede che tutti i potenti hanno nei media che stanno dalla parte loro e lavano il cervello per conto loro - lavandolo un po’ forse anche a loro stessi - da una persona intelligente, autorevole e competente, quale lui è, poteva e doveva essere evitato. Ma a questo errore di valutazione errata dell’effetto del vaccino e sopravvalutazione del potere dei media compiacenti, che ha fatto subito incrinare ai miei occhi il suo prestigio ha fatto seguito la ben più cocente delusione nel vedere che lui, il “salvatore” si piegava al “gioco” della democrazia, purtroppo della peggiore nostra “democrazia”. Un rispetto verso la democrazia che se teoricamente sacrosanto e giustissimo, in un momento di emergenza, quale quello attraversato in quel momento dall’Italia e con i partiti, nonostante tutto in sostanza l’un contro l’altro armati, diventa un rischio enorme. E infatti i provvedimenti, tutti, di questo governo non sono i provvedimenti intelligenti e risolutivi che ci si aspettava, o almeno avrebbero potuto esserlo molto, molto di più. Perché? Perché ognuno di essi è frutto di estenuanti trattative e veti incrociati, accordi fatti col bilancino al solo fine di tenere unita la compagine di governo. E ovviamente alla fine scontentano tutti.
Trovatemi un solo provvedimento di quelli messi in cantiere dal governo Draghi che risolva in modo intelligente ed esaustivo il problema affrontato. Senza contare il PNRR che rispecchia molto più la visione europea che le nostre reali esigenze, vedi il poco spazio chiaramente insufficiente dedicato alla sanità e l’ampio e invadente spazio dedicato alle politiche ambientali e di riconversione volute dall’Europa. Già! E qui sorge un sospetto, che appanna all’improvviso in modo allarmante la nitida immagine del Draghi salvatore che tutti auspicavamo quando salì a Palazzo Chigi. Il Nostro doveva governarci o tenerci buoni?
Perché in questa seconda ipotesi bene si spiegherebbe il fallimento di questo governo. E questo spiegherebbe le suddette mie - e penso di molti altri - delusioni. La sua accondiscendenza al mainstream europeo e internazionale riguardo al vaccino, la mancanza di quella decisionalità che da lui ci si aspettava riguardo ai provvedimenti necessari da prendere per salvare l’Italia. Infatti il rischio era che se lui si fosse imposto il governo avrebbe potuto subito cadere e ciò era quello che evidentemente si voleva a tutti i costi evitare a livello internazionale. Perché? Perché l’Italia voluta dall’Europa, da questa Europa precisiamolo, da una cosa deve soprattutto guardarsi che vada al governo qualcuno che tenga più all’interesse dell’Italia che a quello dell’Europa. Visione politica, tra l’altro, in sintonia con i tanti, tantissimi italiani e anche cattolici che pensano che il vero interesse dell’Italia sia quello di fare l’interesse dell’Europa perché le due cose, i due interessi, per essi coincidono. Ma forse resta qualche legittimo dubbio, almeno a me. O no? E così ora ci risiamo. Riascolteremo i pianti di lutto di tutti i media e di tutti i politici autodefinentisi progressisti, per il timore reale che possa la Meloni andare al potere in Italia. Meloni, che pur mostrandosi ostentatamente europeista e atlantista viene inesorabilmente quotidianamente definita dai media di potere antieuropeista, antiatlantista e soprattutto di “estrema destra”. “Estrema destra”, espressione tremenda in Italia che fa venire i brividi solo a sentirla a tutti coloro che credono fermamente nella democrazia. Tra costoro, i tanti cattolici che credono sia più importante salvare l’Italia dal pericolo di una presunta terribile Destra (in realtà Centro Destra) - che tra l’altro tende a mostrarsi sensibile alla difesa di valori cari al Papa - che rischiare di perdere una Sinistra che ostentatamente sempre più questi valori calpesta. Certo qualche inquietante dubbio resta, non ce lo nascondiamo, riguardo all’ “amore” “incondizionato” per la democrazia in un Centro Destra a forte trazione meloniana. Ci vorrebbe un Centro Cattolico e Democratico, ma, qualcuno dice, dov’è? C’è? Sicuramente c’è, ma i suoi tanti leader sono pronti a mettere da parte gli infiniti e in fondo irrilevanti distinguo e a cercare in tutti i modi di convergere in una seria e decisa unità di chiari e condivisi intenti per dare all’Italia il programma politico che merita in una Europa che sia partener e non padrona e a fare tutto ciò prima che sia davvero troppo tardi per tutti? Rimbocchiamoci le mani noi ci crediamo non si può più esitare.