Società
di Stefano Di Tomassi
E’ CON LA DIFESA DELLA FAMIGLIA CHE “L’ITALIA S’E’ DEST(R)A
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Il crollo del pensiero di centro sinistra, non più capace di interpretare questa nuova realtà ormai palesata dal mutato corso storico culturale - difatto già “post-globalista” - si riconosce anche dalle ultime affermazioni in tema di scuola.
L’ipotesi dell’estensione dell’obbligo scolastico, sia nella fase infantile che nella fase post adolescenziale, all’interno delle strutture del sistema scolastico, contiene quella “matrice anti familiare” che ad iniziare dal nostro dopoguerra - nel quale la società era più fragile quindi più condizionabile - occorreva a trasformare le persone in soggetti e oggetti di consumo, secondo la logica materialista (sia comunista sia iper capitalista - ultra liberista) l’occasione continua per un business che arricchisce pochi nell’ipocrisia del ‘tutto a tutti e tutti uguali’ o più sfacciatamente nella coercizione della violenza più diretta delle oligarchie.
Risultato: la cultura del consumo e dello scarto.
Per rendere l’individuo “oggetto di poteri” occorreva fondamentalmente staccarlo dai naturali baluardi del potere più radicato in assoluto, l’amore, e il più forte in assoluto: mamma e papà.
Con la scusa - o la pia illusione - di rafforzare l’individuo e proteggerlo gradualmente, la scuola, come sistema strutturato, si è estesa nel tempo e nello spazio evolutivo.
Forse l’ansia invincibile trasformata in spinta titanica e onnipotente di abbracciare quanti più individui possibili all’interno di una società percepita come pericolosa (continua emergenza, ndr), nella voglia smaniante di concedergli pari opportunità, ha mosso quei politici o quegli insegnanti, o persone di scuola, a voler ipotizzare l’ulteriore estendersi negli anni e nei gradi scolastici il più possibile; tuttavia non si comprende che l’unico modo di riconcedere alle persone una pace necessaria alla persona e alla vita prima ancora di un lavoro o di un pezzo di pane, è quello di ‘ricondurlo a casa’, rafforzare la vita, mamma e papà e a loro volta quando quei figli saranno mamma e papà essere rafforzati.
E invece è accaduto il contrario per l’esaltazione del lavoro prima che la persona; occupati per necessità lavorative mamma e papà il gioco è stato portato a compimento, la scuola struttura si è estesa, i genitori confinati. Il tutto condito da filosofie spersonalizzanti, isolanti ed alienanti, da surrogati di ogni tipo, dalla rivendicazione di sempre più diritti e sempre meno doveri.
La riproduzione della società si è via via separata dall’amore, materno e paterno, la coscienza annacquata via via da una complessità di conoscenze, sempre più parcellizzate e distinte specializzate e specializzanti. La consapevolezza vacilla.
Il bambino ha smarrito la via di mollichine che lo collegavano alla sua casa.
In sintesi, per far funzionare comunismo-ultra liberismo (che di fatto hanno lo stesso dio da adorare) occorre che ognuno sia separato e individuo, aggregato quando serva al consumo, disgregato quando non sia più conveniente anzi un peso economico.
L’apoteosi della disgregazione personale è renderlo completamente ‘fluido’; negandogli la certezza di essere uomo o donna abbiamo eliminato qualsiasi solidità anche quella della natura.
E invece ecco il nuovo:
se il pensiero di centro sinistra o quello di una destra liberista hanno portato ad una deriva del materialismo e questi ha portato a ciò a cui assistiamo oggi sul panorama europeo e internazionale, allora l’alternativa per l’Italia può essere una destra sociale che ponga al centro la Famiglia.
Intorno a questa cellula fondamentale va costruita, anzi ricostruita, una società nuova nella quale la Scuola non rappresenti che una delle agenzie pedagogiche intorno al nucleo familiare e gli insegnanti si predispongano sia a uscire dalle strutture fisiche che da quelle mentali; saper visitare le case, gli ambienti di vita dei loro alunni. Nello stesso tempo altre agenzie, sportive, di culto etc. possono essere rafforzate e poste in rete intorno alla famiglia e anche questi allenatori, catechisti, istruttori sappiano entrare nella scuola aldilà del ‘filo spinato’ delle burocrazie e dei divieti.
Questa è una visione alternativa, una proposta di destra sociale che è non scolastica ma “pedagogica” e “socio” pedagogica quando anziché partire dai ministeri parte dalla ‘prossimità’, dai territori che è rapporto tra istituzioni e cittadini nelle consulte popolari, commissioni tecniche, sintesi politica.
In questo modo avremmo avviato la ricostruzione di una società che decade di fronte ai nostri occhi perché non ha saputo onorare una madre e un padre ma ha voluto far da Sè.