Politica
di Antonio Meo
UN RICORDO DI SCUOLA
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Un ricordo vivo. Un insegnante di storia e filosofia in un liceo scientifico calabrese. Un’intelligenza vivace, una personalità comunicativa e affascinante per noi ragazzi. Comunista, non ne faceva mistero, anzi argomentava apertamente a favore delle sue convinzioni. Sapeva farlo, però, senza mancare di rispetto alle opinioni diverse. Pur non condividendo le sue idee, non avvertivo da parte sua nei miei confronti un atteggiamento di pressione, né di svalutazione. Una bella persona, insomma. Un giorno si parlava del futuro assetto politico del mondo, non so come il discorso fosse giunto a quel punto. «Ragazzi – diceva il prof – guardate la situazione (si era alla fine degli anni sessanta): in Italia e in Francia il partito comunista ha un seguito molto ampio ed è in crescita. In altri paesi non è allo stesso livello, ma promette bene. Aggiungiamo i paesi enormi, per estensione e per popolazione, dove il socialismo e già una realtà. È evidente che è solo questione di tempo, l’umanità evolve inesorabilmente verso il socialismo».
Non è che il prof volesse suggestionare le menti ancora malleabili di noi studenti. Era proprio convinto. E ne aveva motivo. Si poteva esserne lieti o preoccupati, ma le cose sembravano proprio andare così.
È passato poco più di mezzo secolo, sono in tanti come me a poter testimoniare che questo era il sentimento diffuso.
Certamente non mancavano persone dalla vista acuta, che già allora avevano capito che le cose non sarebbero andate proprio così, non perché dotate di un magico potere di preveggenza, ma perché avevano saputo leggere più correttamente nei fatti che tutti avevano sotto gli occhi, gli stessi fatti che entusiasmavano il nostro prof. Probabilmente non immaginavano la fine così repentina dell’Unione Sovietica, ma certo avevano previsto l’involuzione del movimento socialista, i cui eredi ideali hanno effettivamente smesso di occuparsi dei soggetti davvero deboli per dedicarsi ai capricci e ai progetti (camuffati da diritti) di minoranze ricche e potenti.
Adesso sono questi i progetti che sembrano ipotecare il futuro dell’umanità, un futuro che si vuole mondialista, tecnocratico e transumanista. Quanto durerà quest’altra illusione? E quanto costerà?