Chiesa

di Tommaso Ciccotti

Sinodo, diffuso il documento per la fase continentale

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“Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti”. Prendendo a prestito le parole di un versetto del profeta Isaia (Is 54,2) è questo il compito che attende oggi la Chiesa impegnata nel percorso voluto da papa Francesco sul tema “Per una Chiesa sinodale. Partecipazione, comunione, missione”. Lo si legge nel Documento di lavoro per la Tappa continentale, diffuso oggi in Vaticano, e che rappresenta l’inizio di un nuovo momento del cammino aperto un anno fa per le diocesi di tutto il mondo.

Una commissione di esperti ha lavorato nelle ultime settimane sugli spunti emersi dalle 112 Conferenza episcopali (su 114) che hanno risposto alla consultazione sollecitata da papa Francesco inviando a Roma delle sintesi nazionali, insieme a quelle dei dicasteri della Curia romana, ma anche a tante realtà e singoli fedeli che hanno inviato direttamente on line propri contributi alla Segreteria del Sinodo. Migliaia di suggerimenti condensati in un documento di 46 pagine che si propone dichiaratamente come una tappa intermedia, su cui rilanciare ulteriormente la riflessione su scala continentale. Tenendo come riferimento – appunto – l’immagine della tenda che accompagnava il popolo di Israele nel deserto con al centro il tabernacolo. “La tenuta - si legge - è assicurata dalla robustezza dei suoi paletti, cioè i fondamenti della fede che non mutano, ma possono essere spostati e piantati in terreni sempre nuovi, in modo che la tenda possa accompagnare il popolo che cammina nella storia”.

Nel documento appare chiaro lo sforzo di valorizzare le voci di tutte le Chiese locali del mondo. Pur senza la pretesa di condensare in poche decine di pagine riflessioni ampie e articolate, le citazioni dai contributi delle singole Chiese nazionali sono la base di ogni affermazione. E tra questi riferimenti ci sono anche tante voci dell’Asia. Per esempio è la Conferenza episcopale del Pakistan a sottolineare l’esperienza di novità e freschezza che il Sinodo sta offrendo alle comunità: “Le persone hanno fatto presente come
fosse la prima volta che veniva chiesto loro di parlare pur frequentando la Chiesa da decenni”. Allo stesso tempo, però, non mancano le fatiche in questo cammino: la sintesi delle Filippine – per esempio - rileva che “molti che appartengono alle classi più basse della società e agli emarginati si sentono esclusi anche dalla Chiesa”.

La prospettiva che il documento indica è quella di una “Chiesa sinodale missionaria”, guidata da cinque grandi direttrici: l’ascolto di tutti come apertura all’accoglienza, la spinta all’uscita verso la missione, uno stile ecclesiale basato sulla partecipazione di tutti, un salto di qualità nella formazione e la centralità della liturgia come luogo tangibile di una comunione nutrita dalla Parola di Dio e dai sacramenti. Dentro questo quadro si inseriscono le sfide più concrete. Per esempio la conferenza episcopale coreana è tra quelle che sottolineano la questione del ruolo delle donne nella Chiesa: “Nonostante la grande partecipazione delle donne alle varie attività ecclesiali, esse sono spesso escluse dai principali processi decisionali. Pertanto, la Chiesa deve migliorare la propria consapevolezza e gli aspetti istituzionali delle loro attività”.

Diverse le esperienze sul tema del dialogo ecumenico e interreligioso, molto influenzate anche dai contesti. I vescovi del Laos e della Cambogia raccontano che l’incontro tra la Chiesa cattolica e i monaci e i laici buddisti “crea una nuova cultura”, con le attività che si influenzano a vicenda e influenzano il mondo intero”. All’opposto la Chiesa cattolica in India riconosce che - nonostante i tentativi - “si ha la sensazione che l’impegno in questo ambito della missione sia minimo. Gli sforzi di dialogo hanno coinvolto solo élite ristrette e sono rimasti per lo più esercizi cerebrali confinati all’ambito delle idee e dei concetti, piuttosto che diventare un movimento di massa e un dialogo di vita”.

Ci sono poi i contesti dove la testimonianza della fede è vissuta fino al martirio: Paesi in cui i cristiani, soprattutto giovani, devono affrontare la sfida di una sistematica conversione forzata ad altre religioni. “Sono molte - scrive il documento - le sintesi che sottolineano l’insicurezza e la violenza con cui devono misurarsi le minoranze cristiane perseguitate. In questi casi camminare insieme a persone di altre fedi invece che ritirarsi dietro il muro della separazione richiede il coraggio della profezia”.

Un altro tema molto discusso sono le modalità per far sì che lo stile della sinodalità diventi la via ordinaria del cammino della Chiesa. E se – da una parte – nel documento appare chiara la tensione tra l’esigenza di accogliere tutti i carismi senza però svuotare il ministero di guida dei vescovi, dall’altra appare evidente che la sinodalità va adeguatamente sostenuta con un lavoro educativo. “Sono urgenti – scrivono i vescovi del Myanmar - programmi di formazione rivolti al clero e ai laici, per sviluppare una comprensione condivisa della sinodalità che è cruciale per poter “camminare insieme” nelle Chiese locali».

Questi e tanti altri spunti ora tornano, quindi, nelle singole Chiese locali a cui è affidato il compito di riconoscere i punti di consonanza e quelli di divergenza rispetto a questa sintesi, indicando a partire da questi le priorità che il Sinodo dovrebbe discutere. Entro marzo in ogni Continente si terrà un momento assembleare che – come papa Francesco ha chiesto fin dall’inizio – non vedrà protagonisti solo i vescovi, ma anche sacerdoti, religiosi e laici. I documenti finali di questi appuntamenti costituiranno la base per la redazione dell’Instrumentum laboris della prima fase dell’Assemblea sinodale che si terrà a Roma nell’ottobre 2023. Ma - come annunciato da papa Francesco qualche giorno fa – il percorso poi continuerà per un altro anno con una seconda sessione del Sinodo vero e proprio già in programma nell’ottobre 2024.

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27/10/2022
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