Politica

di Mario Adinolfi

L’ITALIA PRENDA ESEMPIO DAL QATAR

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

Inizia lo spettacolo del mondiale di calcio e alcune lobby vogliono rovinarcelo provando a imporre i loro temi e le loro necessità giudicando con un filo di impronunciabile razzismo lo Stato organizzatore: il Qatar. Nazione dalla quale invece l’Italia dovrebbe solo prendere esempio.

L’unica vera tragedia di Qatar 2022 sono i 6.700 morti sul lavoro negli 11 anni di costruzione degli stadi. Nello stesso periodo secondo INAIL in Italia ci sono stati 8.100 morti sul lavoro, secondo studi indipendenti il doppio. Abbassate quel ditino alzato, su. Viva Qatar 2022. Anche perché sono stati investiti 210 miliardi di dollari di denaro fresco, che il nostro settore delle costruzioni (fermo al 4.5% del Pil italiano) se li sogna.

Il Qatar è una nazione con due risorse: gas naturale e petrolio. Ne ha massimizzato il valore per far star bene i propri cittadini, il cui reddito pro capite è stabilmente tra i primi 5 del mondo. Noi arranchiamo al trentacinquesimo pur potendo disporre del 90% del patrimonio artistico del mondo e del giacimento delle nostre potenziali mete turistiche e attrazioni naturali (città, mare, montagna, laghi).

Il Qatar investe le ricchezze pubbliche in scuola e sanità, con programmi gestiti direttamente dalla moglie dell’emiro, una delle donne più potenti del pianeta, Giorgia Meloni scansate. I suoi programmi hanno portato l’alfabetizzazione al 97% della popolazione e la sanità pubblica è un modello di efficienza, integrata con una miriade di cliniche private basate sul modello assicurativo. Le prestazioni sanitarie sono di gran lunga le migliori dell’area.

Perché? Per una scelta di fondo: ridurre la spesa per le armi e incentivare spese per il miglioramento della vita dei cittadini. Il Paese più potente dell’area, l’Arabia Saudita, spende per armi il 10.5% del Pil, il Qatar meno dell’1.5% del Pil. L’Italia ha portato la spesa per armamenti al 2% del Pil, sceglie politiche belligeranti anziché di investimento nel sociale, gli esiti sono evidenti.

E veniamo al piano dei famosi “diritti”. Il Qatar è una monarchia costituzionale (la Costituzione è stata approvata nel 2003), anche se di fatto l’emiro e la sua famiglia dominano la vita pubblica. Il Qatar riconosce grande libertà sull’abbigliamento, anche femminile, così come un articolo del codice penale vieta di “ferire fisicamente o moralmente” una donna, anche la propria moglie. Certo è una società maschilista, come tutte le società islamiste basate sulla sharia. Sono vietati eutanasia e aborto (aborto consentito solo per malformazioni del feto e con il consenso del padre), pornografia e prostituzione, droga e gioco d’azzardo, consumo di alcolici in luoghi pubblici e l’ostentazione di atteggiamenti provocatori sia omosex che etero. A fronte di questi divieti, la vita in Qatar è improntata alla massima sicurezza, con scarsissima incidenza della criminalità e impenetrabilità anche dei mali endemici dell’area come il terrorismo fondamentalista (in vent’anni dalle torri gemelle, un solo attentato kamikaze con un solo morto: il kamikaze).

In sostanza il Qatar è un paese pacifico, che sa sfruttare le sue risorse rendendo ricchi i cittadini, con una cultura protesa all’investimento sociale e produttivo, che vieta comportamenti oggettivamente dannosi per la persona e ripaga costruendo spettacoli grandiosi come questo mondiale. Ha gli stessi abitanti di Roma, ma magari Roma fosse il Qatar.

Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano

21/11/2022
2903/2023
San Secondo martire

Voglio la
Mamma

Vai alla sezione

Politica

Vai alla sezione

Articoli correlati

Politica

Un anno di PDF: fortificati dal fuoco

Abbiamo proposto un modello organizzativo di cui andiamo orgogliosi, abbiamo steso una rete senza capi e capetti, ma dove i ruoli dirigenziali del movimento si ottengono lavorando sul territorio in armonia con gli altri (fattore decisivo, chi non è in comunione con gli altri e ha atteggiamenti divisivi viene accompagnato alla porta) e costruendo consenso. Così si sono messi in luce già decine di dirigenti del Popolo della Famiglia che saranno in grado di rappresentarne le istanze nelle assemblee elettive ad ogni livello, altri possono aggiungersi perché la caratteristica del Pdf è di essere un movimento totalmente aperto, aperto davvero con porte e finestre spalancate senza inutili burocrazie interne che ne bloccherebbero la crescita. Ognuno può essere protagonista e essere misurato sul livello di consenso che riesce a generare, proprio per questo dall’1% nazionale della nostra prima uscita alle amministrative probabilmente misureremo una percentuale più che raddoppiata a questa tornata, per poi puntare dritti allo sbarramento del 3% che è la porta che consentirebbe per la prima volta nella storia italiana ad un soggetto politico esplicitamente nato a difesa della famiglia e dei principi non negoziabili di sedere nella stanza dei bottoni.

Leggi tutto

Media

Cinque cose che non bisogna fare

ARTICOLO TRATTO DALLA VERSIONE PER ABBONATI, SOSTIENI LA CROCE ABBONANDOTI QUI http://www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora

Siamo in una contesa dove la critica fa parte del gioco e che ci sparino addosso è nelle cose. Il fuoco amico fa più male, ma è messo nel conto pure quello. Un solo ultimo avvertimento agli amici come Marco Invernizzi: non strumentalizzate mai l’ora che padre Livio vi concede su Radio Maria per attaccare il Popolo della Famiglia. Quando ho fondato il Pdf, in completo accordo con lui, ho voluto sospendere la trasmissione a cui tenevo molto su questa che è l’emittente che più mi è cara: Radio Maria non fa politica e non può con la politica confondersi. ne trarrebbe solo danno. Tutto il resto, poi, sia oggetto di una confronto franco e onesto. Fatevi dire infine da un giocatore di poker che l’idea secondo cui “le minoranze non si devono far contare” somiglia troppo all’atteggiamento del pokerista scarso che vuole vincere giocando sempre in bluff: pensa di essere tanto furbo e tutti gli altri al tavolo glielo fanno credere, perché prima che lui cominciasse a pensare l’hanno già individuato come il pollo da spennare.

Leggi tutto

Politica

Dieci faq per i militanti del Popolo della Famiglia

Ora che le liste sono state consegnate e accolte in tutti i 97 collegi del Paese, comincia la parte più faticosa in vista del 4 marzo: la vera e propria campagna elettorale, con i dibattiti televisivi in par condicio e le discussioni in ogni angolo della nazione, fin dal fruttivendolo e dal barbiere. Per essere incisivo un piccolo movimento politico deve anzitutto uscire dall’anonimato in cui perlopiù vaga il suo simbolo. Oltre a questo, c’è tutta una ridda di questioni più o meno ricorsive che per comodità vengono qui compendiate in un decalogo. Evitare di dissipare tempo ed energie è il motto.

Leggi tutto

Politica

La supercazzola chiamata PD

La Storia del PD dalla sua fondazione ad oggi. Dieci anni di sopravvivenza sono pure troppi

Leggi tutto

Politica

EPPURE IL VENTO SOFFIA ANCORA

Il Popolo della Famiglia e i suoi militanti si sentono “un po’ frastornati dopo una sconfitta”, ma se è lecito e doveroso porre interrogativi sul metodo e sul merito dell’impegno politico fin qui condotto, permangono le spie di una situazione di emergenza. Come fa un movimento a crescere senza soldi, senza media, con l’astio militante di chi intanto è saltato sul carro dei vincitori, senza potere da gestire?

Leggi tutto

Politica

Tutta la verità sul reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza continua ad essere punto di controversia tra i partiti al Governo ma anche tra i cittadini. Da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia, l’Associazione artigiani e piccole imprese, è emerso che ogni posto di lavoro “prodotto” con tale misura è costato allo Stato almeno 52mila euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time.

Leggi tutto

La Croce Quotidiano, C.F. P.IVA 12050921001

© 2014-2023 La Croce Quotidiano