Società
di Roberto Signori
J. K. Rowling bastona il governo scozzese
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Tutto si può dire di J. K. Rowling tranne che manchi di caparbietà quando si tratta di lanciare strali contro le truppe cammellate del gender e di denunciarne gli orrori. Nonostante le minacce, gli insulti, l’ostracismo messo in atto dallo show business nei suoi confronti la mamma di Harry Potter continua da anni la sua guerra social contro i deliri di chi sostiene che «gli uomini rimangono incinta» e le donne si chiamano «persone con utero».
Le ultime bordate della Rowling hanno avuto come bersaglio il governo scozzese e il Gender recognition form, disegno di legge in pieno iter basato sul self-id (l’autoidentificazione di genere, secondo cui il sesso o il genere legale di una persona dovrebbero essere determinati dalla sua identità di genere senza alcun requisito medico) che potrebbe vedere l’approvazione entro Natale. Con questa norma si vorrebbe eliminare qualsiasi valutazione medica dal percorso di transizione e decapitare, letteralmente, da due anni a tre mesi il periodo di transizione verso la nuova identità di genere. Non solo: il limite di età per il cambio di sesso si abbasserebbe da 18 a 16 anni.
Rowling in questo frangente si è scagliata direttamente contro il partito laburista — da lei generosamente finanziato — accusandolo di spalleggiare le velleità gender della premier Nicola Sturgeon. «Il partito laburista», ha twittato, «continua a ignorare l’opinione pubblica, la diffusa opposizione delle donne e le preoccupazioni delle Nazioni Unite