Chiesa

di Raffaele Dicembrino

Vaticano - Inaugurati presepe ed albero di Natale

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Ad aprire la cerimonia l’inno del Vaticano eseguito dalla Banda del Corpo della Gendarmeria. Quindi il cardinale Vérgez Alzaga sottolinea nel suo saluto come presepe e albero provengano quest’anno da due territori geograficamente lontani, ma simili, entrambi di montagna, dove le comunità mantengono vivo l’annuncio dell’angelo e il Natale conserva il suo fascino e il suo significato profondo. Descrive il presepe e alcuni dei suoi personaggi e dell’albero di Natale sottolinea gli addobbi realizzati con grande maestria e fantasia da giovani ed anziani insieme. Che l’amore sostituisca la violenza, conclude il cardinale, invitando a portare ovunque la buona notizia della nascita del Signore. E’ il momento delle delegazioni e per primo interviene Mario Bùcaro Flores, ministro delle Relazioni Estere del Guatemala. Si dice orgoglioso per l’opportunità di far conoscere l’arte del suo Paese nel mondo attraverso la Natività offerta a Papa Francesco, un dono che dice anche l’attenzione del Guatemala per la libertà religiosa e il suo impegno per la pace.

In rappresentanza dell’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, prende la parola don Harry Della Pietra. Ricorda l’importanza del presepe che richiama al mistero dell’Incarnazione del figlio di Dio. Gesù si è fatto piccolo, afferma riprendendo le parole di Papa Francesco all’udienza di questa mattina, e per incontrare Dio anche noi ci dobbiamo fare piccoli ed essere persone che si fanno prossimi agli altri. Per Massimo Fedriga, presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, il presepe donato è segno della collaborazione di un’intera comunità resiliente che ha sofferto e ha saputo rinascere tante volte. Cita il terremoto, la pandemia che ha colpito duramente il Friuli-Venezia Giulia e la tempesta Vaia che quattro anni fa ne ha devastato boschi e foreste. Per fare questo presepe, dice, si sono recuperati i frammenti della tempesta: una radice sradicata dalla propria terra è diventata culla della Natività. Infine il sindaco di Sutrio, Mattia Manlio, si sofferma sulla grande tradizione del lavoro del legno che la sua comunità ha saputo mantenere viva, non disperdendo il patrimonio di esperienza tramandado dalle generazioni precedenti. E’ la volta della delegazione di Rosello: il vescovo della diocesi di Trivento, monsignor Claudio Palumbo, cita due parole: radici e contemplazione. La prima dice il legame con la terra, la seconda, attraverso la contemplazione del presepe, parla del cielo, l’una e l’altro fatti un tutt’uno in Gesù. Due realtà che si fecondano a vicenda e che indicano un senso pieno della vita di cui il mondo oggi ha tanto bisogno. Il sindaco di Rosello, Alessio Monaco, sottolinea l’attività corale che ha visto impegnati i ragazzi di un istituto, gli anziani ospiti di una casa di riposo e gli alunni di alcune scuole per la realizzazione degli addobbi dell’albero di Natale, una grande occasione di inclusione, afferma, e che dice il senso vivo di comunità che si respira nei borghi abruzzesi. Nell’Aula Paolo VI, suor Raffaella Petrini ha il compito di concludere. Nel suo intervento rievoca l’importanza che il Natale aveva per san Francesco d’Assisi, che la riteneva la festa delle feste, e per santa Chiara. E’ la testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità, mentre l’albero rappresenta la vita eterna e la speranza della Risurrezione. Cita quanto Papa Francesco disse ai pellegrini della Baviera che nel 2013 avevano donato l’abete: “A Natale riecheggia in ogni luogo il lieto annuncio dell’angelo ai pastori di Betlemme: (...) Quei pastori – dice il Vangelo – furono avvolti da una grande luce. Anche oggi Gesù continua a dissipare le tenebre dell’errore e del peccato, per recare all’umanità la gioia della sfolgorante luce divina, di cui l’albero natalizio è segno e richiamo. Lasciamoci avvolgere dalla luce della sua verità”. Lasciamoci avvolgere anche noi, ripete suor Petrini, dalla luce del Natale e auspichiamo che in questo tempo ci accompagnino il sentimento di rinascita e il desiderio di fraternità.

Undici scultori del legno, artisti che arrivano da tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia, si sono dedicati negli ultimi due anni all’intaglio del presepe oggi inaugurato. Disposto su una superficie di 116 mq, conta 18 statue illuminate da 50 punti luce, la cupola della semisfera che fa da grotta, sovrastata dall’angelo, tocca un’altezza di 7 metri. E’ un presepe focalizzato sui valori della sostenibilità, nessun albero è stato abbattuto per le statue in legno di cedro e la struttura realizzata con 24 metri cubi di legno di larice. Nella grotta trova posto la Sacra Famiglia, intorno alla quale sono collocati personaggi a grandezza naturale che, oltre alle figure della natività, rappresentano personaggi comuni. Tra loro, il falegname, intento al lavoro su un banco, in onore di tutti gli artigiani del paese di Sutrio, una tessitrice, tipico mestiere femminile della Carnia; il “Cramar”, rappresentante di un’antica professione di commerciante ambulante e una pastora con al fianco due pecore e una “gerla, la classica cesta usata dalle donne in montagna. Ci sono anche due figure simboliche: un uomo aiuta l’altro a risollevarsi per rimettersi in cammino versa la grotta: vuole ricordare la solidarietà che viene soprattutto praticata in ambienti come la montagna. Non potevano mancare, infine, i Re Magi.

Rosello, in provincia di Chieti, da cui proviene l’abete bianco di circa 30 metri di altezza, è un piccolo borgo montano con soli 182 abitanti al confine con il Molise. Le sue origini sono medioevali e sembra debba la sua nascita ai monaci benedettini dell’abbazia di San Giovanni in Verde. Ospita il nucleo di abeti bianchi meglio conservati sul territorio italiano tra i quali l’albero spontaneo più alto: un abete bianco di quasi 54 metri di altezza. Gli addobbi sono stati realizzati dai ragazzi della struttura residenziale riabilitativa psichiatrica “La Quadrifoglio”, un luogo di cura dove gli ospiti, ben integrati nel tessuto sociale di Rosello, possono impegnarsi in un percorso riabilitativo individualizzato volto al raggiungimento della massima autonomia nella vita quotidiana.

L’albero e il presepe rimarranno esposti in Piazza san Pietro, come la Natività allestita in Aula Paolo VI, fino alla conclusione del Tempo di Natale, e cioè domenica 8 gennaio festa del Battesimo del Signore, rappresentando lungo tutto questo periodo un punto di attrazione e di fascino per i romani e per i tanti turisti e pellegrini di passaggio in Piazza o presenti alle udienze di Papa Francesco.

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05/12/2022
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