Chiesa

di Nathan Algren

Il Venezuela e l’aiuto di Dio

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“La nostra società è paralizzata dall’inerzia e dalla rassegnazione, dalla mancanza di speranza, dall’esperienza accumulata per le molteplici carenze, le contraddizioni reiterate, le violazioni impunite dei diritti fondamentali, le menzogne flagranti, le promesse non mantenute”, per questo i Vescovi venezuelani lanciano un appello a tutti i venezuelani riprendendo l’esortazione di Giovanni Paolo II nella sua seconda visita pastorale al paese, nel 1999. “Oggi è il momento di svegliarci dalla nostra prostrazione – affermano - per spogliarci di ogni traccia di rassegnazione, indifferenza o egoismo. Generare consapevolezza della propria dignità umana e responsabilità condivisa. Alziamoci e camminiamo insieme per seminare speranza, agire con decisione, coltivare valori e promuovere un modo di fare politica basato sul bene comune e non su interessi particolari o con fini ideologici”.

L’Esortazione pastorale, pubblicata al termine dell’Assemblea Plenaria Ordinaria dell’Episcopato Venezuelano (vedi Fides 9/1/2023), è ispirata alla citazione biblica “Nel nome di Gesù di Nazareth, alzati e cammina… E con un balzo si alzò e camminò” (Atti, 3, 6b. 8a)”. I Vescovi si rivolgono non solo ai fedeli cattolici, “ma anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra patria: a coloro che la pensano come noi e a coloro che hanno altre visioni, perché il Venezuela è la nostra casa comune, i problemi, che sono comuni a tutti, ci riguardano e ci sfidano allo stesso modo”.
Il Venezuela continua a vivere una “realtà che ci paralizza”, per la profonda crisi sociale, economica e politica, con una delle inflazioni più alte del mondo e una moneta nazionale in continua svalutazione, che rende giorno dopo giorno la vita dei venezuelani sempre più complicata. Questa situazione, ricordano i Vescovi, ha costretto più di 7 milioni di persone a lasciare il paese, secondo i dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’UNHCR, “generando il più grande flusso migratorio in America Latina e nei Caraibi negli ultimi 50 anni. Un esodo, soprattutto di giovani, che non si ferma, e impoverisce il presente e il futuro del Paese”.
Da tempo i Vescovi offrono proposte concrete per trovare soluzioni a questo stato di cose, e ancora una volta, in questa occasione, rinnovano “l’urgenza della ricerca di una maggiore unità nazionale che realizzi la re-istituzionalizzazione democratica del Paese, recuperando quel terreno comune di incontro che dovrebbe essere il testo e lo spirito della Costituzione nazionale”. Quindi ribadiscono che “oggi c’è bisogno di ricostruire il Paese”, per cui invitano tutti i credenti e le persone di buona volontà a non lasciarsi rubare la speranza, a passare dal lamento all’azione liberatrice: “In ogni diocesi, parrocchia e comunità, in ogni liceo e università, in ogni azienda, ufficio e negozio, mettiamoci di fronte alla paralisi nazionale, e ognuno si chieda cosa posso fare, quanto posso contribuire in misura maggiore, quanto e in quali ambiti posso passare dall’io al noi, elevando e moltiplicando il bene che produciamo”.
Ancora una volta i Vescovi si uniscono “al grido del nostro popolo” e insieme a Papa Francesco, alzano la voce per chiedere che non ci sia “nessuna famiglia senza casa, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessun popolo senza sovranità, nessuna persona senza dignità, nessun bambino senza infanzia, Nessun giovane senza possibilità, nessun vecchio senza una veneranda vecchiaia”. Quindi ribadiscono che è necessario svegliarsi “non restare immobili, aspettando che le cose vengano sistemate da altri o migliorino da sole. Dobbiamo alzarci in piedi, fiduciosi nell’aiuto di Dio, e coraggiosamente rischiare insieme per costruire un paese migliore”.

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17/01/2023
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