Società
di Nathan Algren
Cina e crisi demografica
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
Il terzo mandato al potere di Xi Jinping parte male: per la prima volta in più di 60 anni cala la popolazione, mentre nel 2022 l’economia è cresciuta solo del 3%, seconda peggiore prestazione dal 1976.
Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, lo scorso anno il numero di abitanti in Cina è sceso di 850mila unità a 1,41 miliardi, con l’India in procinto di effettuare il sorpasso. È il primo declino dal 1961, ultimo anno della “Grande carestia”. Esperti delle Nazioni Unite prevedono che la popolazione del gigante asiatico si ridurrà di 109 milioni entro il 2050.
L’abbandono della politica del figlio unico nel 2015 non ha invertito il trend demografico, con cupe implicazioni per la leadership comunista. Il calo implica un invecchiamento della popolazione e il conseguente rallentamento dell’economia, dato che si riduce la forza lavoro attiva, a meno che non venga migliorata la produttività. I conti pubblici continueranno a peggiorare (il debito cinese è già alto), con meno entrare fiscali e una maggiore spesa sociale e sanitaria.
Kang Yi, presidente dell’Ufficio di statistica, ha tentato di spegnere gli allarmismi. La sua valutazione è che non vi è alcun problema demografico, visto che l’offerta di lavoro supera “ancora” la domanda. L’allarme lo aveva lanciato però nel 2021 You Jun, vice ministro per le Risorse umane e la sicurezza sociale, quando aveva rivelato che entro il 2025 il Paese avrebbe perso 35 milioni di adulti in età di lavoro.
Analisti cinesi osservano che il quadro demografico ed economico obbligherà il governo a rivedere le proprie politiche, comprese esteri e difesa. Prende forma la previsione di diversi strateghi Usa, secondo cui Washington deve sfidare l’ascesa geopolitica cinese in una ottica di lungo periodo, dove il tempo non gioca a favore di Pechino: senza una base economica forte un Paese non può essere proattivo a livello internazionale.
Gli avversari dei cinesi non dovrebbero cantare però vittoria. Come spiegato alla Reuters dal demografo Yi Fuxian, una contrazione della produzione industriale in Cina per mancanza di forza lavoro spingerà in alto l’inflazione nel resto del mondo.