Chiesa
di Raffaele Dicembrino
Il ministero del Papa è a vita. Ma ho firmato le dimissioni da impedimento
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
«Io credo che il ministero del sia ad vitam. Non vedo la ragione per cui non debba essere così». Francesco è tornato a parlare dell’ipotesi di dimissioni, durante un colloquio con i gesuiti missionari nel Congo avvenuto il 2 febbraio, nel corso del suo ultimo viaggio, trascritto e pubblicato dalla Civiltà Cattolica. Il Papa ricorda di aver firmato le sue dimissioni «un paio di mesi dopo l’elezione» e di aver consegnato la lettera al Segretario di Stato «nel caso io abbia qualche problema di salute che mi impedisca di esercitare il mio ministero e di non essere pienamente cosciente per poter rinunciare». E ricorda che «anche Pio XII ha scritto una lettera di rinuncia nel caso che Hitler lo avesse portato in Germania. Così lui disse che avrebbero catturato Eugenio Pacelli e non il Papa». Del resto, si tratta di una lettera analoga a quella che Paolo VI scrisse il 2 maggio 1965 e che lo stesso Ratzinger rivelò di aver firmato: nel caso di un impedimento improvviso, come un ictus, che impedisse al pontefice di decidere «in piena libertà» e «coscienza», come invece ha poi fatto Benedetto XVI quando ha scritto la Declaratio. Quest’ultimo è un caso diverso, e fin dal 2014, Francesco ha ripetuto che il predecessore «ha aperto una porta, la porta dei papi emeriti» e se «un vescovo di Roma sente le forze venir meno, credo debba farsi le stesse domande di Benedetto». Certo non sarà per i problemi al ginocchio, Francesco ha sempre detto che «si governa con la testa, non con le gambe», e anche parlando con i gesuiti conferma: «Dimettermi? No, non mi è passato per la mente». Rispetto a quanto ha detto in passato, però, è notevole l’insistenza con la quale Francesco precisa che il papato, di per sé, è «a vita». Bergoglio spiega che i Papi dimissionari non devono diventare, «diciamo così, una “moda”, una cosa normale», e aggiunge: «Benedetto ha avuto il coraggio di farlo perché non se la sentiva di andare avanti a causa della sua salute. Io per il momento non ho in agenda questo. Io credo che il ministero del Papa sia ad vitam. Non vedo la ragione per cui non debba essere così. Pensate che il ministero dei grandi patriarchi è sempre a vita». Era difficile pensare che Francesco potesse decidersi a lasciare mentre il predecessore era ancora in vita: già non era stato facile gestire la coesistenza dei «due papi», figuriamoci tre. Sulla carta, dopo la morte di Benedetto le probabilità sarebbero aumentate. Ma non al momento. Ci potranno essere eccezioni, ma la regola resta quella analoga ai patriarchi: «E la tradizione storica è importante. Se invece stiamo a sentire il “chiacchiericcio”, beh, allora bisognerebbe cambiare Papa ogni sei mesi!».