Chiesa
Il dramma della grazia onnipotente cui resistiamo
Per comprendere fino in fondo le implicazioni dell’omelia del Santo Padre, partiamo dalla definizione di Grazia. Per il Catechismo della Chiesa Cattolica, la Grazia è «il favore, il soccorso gratuito che Dio ci dà perché rispondiamo al suo invito: diventare figli di Dio» (n. 1996); è «una partecipazione alla vita di Dio; ci introduce nell’intimità della vita trinitaria» (n.1997) e l’ingresso nella vita di Grazia avviene con il Battesimo. Nell’Antico Testamento, non esiste un termine univoco per definirla: del resto, Israele – nelle Sacre Scritture – non offre una riflessione sistematica sulla Grazia, ma sperimenta la misericordia, la benevolenza, l’amicizia, la fedeltà di Dio negli eventi di cui si compone la storia della salvezza, definendo questo agire di Dio in suo favore con diversi termini, tra cui hesed. La Grazia di Dio ha origine nella libera e gratuita iniziativa di Dio. Lo vediamo, per esempio, in Abramo: quando è chiamato in scena, nella Storia della Salvezza, di lui non ci viene detto nulla. Non sappiamo del suo carattere, non sappiamo il motivo per cui Dio lo ha scelto. Sappiamo soltanto che riceve una chiamata inattesa e una benedizione che andrà al di là di quello che egli avrebbe potuto sperare: «Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12, 2-3).
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