Società
“Così sembra che il principe…”
La furia del politically correct, quella che tende a trovare del male ovunque, anche ove non c’è, colpisce ancora e, stavolta, travolge Ariel, la principessa sirena dai rossi capelli. Ci sbagliavamo se pensavamo di aver visto già abbastanza quando si è gridato allo scandalo per il bacio del risveglio di Biancaneve, quello che il Principe Azzurro le dà per liberarla dalla maledizione della strega cattiva, senza però averle chiesto prima il consenso (eh certo, era vittima di un incantesimo, anche se avesse dato il consenso avrebbero fatto passare il Principe come un poco di buono che si approfitta di una povera ragazza non in grado di intendere e di volere). O quando, sempre in nome del politicamente corretto, l’indignazione della parte perbenista dell’opinione pubblica, quella che combattendo conto a dei cartoni animati si pulisce la coscienza, si era schierata contro le figure dei gatti siamesi di Lilli e il Vagabondo, tolte dal remake in versione live action perché considerati “discriminazione razziale verso gli asiatici” e, sempre perché considerati discriminatori, contro i corvi di Dumbo, i pellerossa di Peter Pan, Re Luigi del Libro della Giungla e il canile multirazziale, ancora una volta, di Lilli e il Vagabondo.
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