Società
Profughi ucraini, boom di rientri in patria
Da seicento giorni Olena non metteva piede in Ucraina. Più o meno tanti quanti stanno cambiando il volto del suo Paese dall’inizio dell’invasione russa. «Torno perché non riuscivo più a stare lontana dal mio fidanzato. Lui mi ha assicurato che la situazione è tranquilla almeno a Ternopil, dove abiteremo e dove ci vorremmo sposare». Trent’anni, laureata in economia, è in mezzo a una coda di quasi cinquecento connazionali pronti a salire sul treno quotidiano che dalla Polonia porta a Kiev. Ci starà tre ore, sotto la pioggia, a mezzanotte, con la valigia nera che trascina a fatica e in cui ha racchiuso un anno e mezzo di vita fuori della sua terra. In fila davanti al casottino che ospita i poliziotti di frontiera nell’ultima città polacca prima del confine con l’Ucraina: Przemysl.
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